Svariato tempo fa ho visto una foto in cui da qualche parte c'ero anche io. Buttata così come se nulla fosse su un social network, dove va assai di moda mettere foto di quei bei tempi andati in cui eravamo felici e sereni ah se solo si potesse tornare indietro (io non vengo vi si aspetta qui). Una foto di molti molti anni fa, di quando ancora era un lusso aprire le porte, camminare sui bordi dei marciapiedi era vietato dalla zia di turno e quando ancora chiedevo il permesso per poter usufruire dei servizi igienici di casa mia (sì, fino a dodici anni ho chiesto il permesso per farlo, poi m'hanno detto che avevo scocciato con quella domanda e che avevo libertà d'accesso al cesso quando più m'aggradava/urgeva). Nella foto non si capisce bene bene quale sono io, cioè io immagino di saperlo, ma poi nella confusione del colore sbiadito e nella sfocatezza degli anni 80 c'è gente che non lo sa, che non si ricorda e -in percentuale minore ma comunque significativa- che non sa/non dice. Gente che non si ricorda i cognomi e qualcuno che non ricorda neppure tutti i nomi. Mi infastidisce, questo. Perché è un po' intollerabile non ricordarsi almeno i nomi di persone con cui si è stati a contatto per ore e ore per mesi e mesi per anni e anni. Non si pretende certo che tutti si ricordino chi è stato il primo compagno di banco, ma almeno i nomi sì!
A proposito, io me lo ricordo bene come si chiamava il mio primo compagno di banco. Si chiamava Raffaele, io sedevo alla sua sinistra e dopo pochi giorni ha cambiato sezione. Me lo ricordo perché la prima cosa che mi ha detto un bambino di prima elementare il primo giorno di scuola è stato vaffanculo. Chissà se se lo ricorda ancora lui. A me viene in mente ogni volta che lo rivedo:
"Ciao"
"Ciao" (toh, è il bambino del vaffanculo!)
Davvero, è così che è iniziato il capitolo scuola per me. E fondamentalmente è così che s'è concluso circa vent'anni dopo, con la medesima parolina lievemente mormorata rivolta al mio illustre correlatore in sede di discussione della tesi. Chiudere i cerchi.
Giorgio nell'isola di fuoco
Anita che abitava in una via che mi faceva ridere
Fabio mi picchiava all'intervallo ed è finito poi a fare il poliziotto
Jessica per anni ho pensato a una rima senza trovarla prima di scoprire anoressia ed altre malattie
Luca C con la mamma in testa all'elenco telefonico
Luca D non raccogliere quelle mille lire che è uno scherzo
Paola poi facciamo anche le medie insieme
Orietta aveva degli orecchini che mi piacevano
Davide giochiamo con gli Exogini
Simone che voleva andare in Transilvania con le macchinine
Luca M e il galeone dei pirati
Marta abbiamo vinto noi il torneo di bocce
Daniele era in piedi e poi è caduto da fermo
Sabrina con le mani fredde
Daniela non sapevo che esistesse il color fulvo prima
Chiara ma il braille me lo sono dimenticato
Enrica non ho mai capito cosa m'avevi detto quel giorno in bicicletta
Stefania secondo me le forbici verdi me le hai rubate tu
Marco Z correva indubbiamente veloce
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