giovedì 31 dicembre 2015

Vol. IX

Ci sono veramente poche cose in cui riesco ad essere almeno vagamente costante. il ciddì-riassunto dell'anno è una di quelle. Quindi anche per il 2015 non viene a mancare la mia hit di canzoni più o meno belle che hanno lasciato un segnetto, un graffio, un solco o una voragine nel mio cuoricino, vuoi perché si sono legate indissolubilmente a qualche evento specifico o semplicemente perché le ho ascoltate pignantamila volte. Come ogni anno rimane fuori qualcosa di meritevole, ma nonostante il tempo voli e vada (anche se non ce ne accorgiamo e anche se più ancora del tempo che non ha età siamo noi che ce ne andiamo), 80 minuti restano sempre 80 minuti. 
  1. Los Jaivas - Mira niñita
  2. Placebo - My sweet prince
  3. ...A Toys Orchestra - Late September
  4. Afterhours - Pelle
  5. Amesoeurs - La reine trayeuse
  6. Dva - Labalibe
  7. Agalloch - Kneel to the cross
  8. Maurizio Pollini - Notturno op. 9 n. 1 (Chopin)
  9. Parto Delle Nuvole Pesanti - Sule
  10. Louise Attaque - La valse
  11. Léo Ferré - Avec le temps
  12. Bis - Eurodisco
  13. Fabrizio De André ft Capossela - Valzer per un amore
  14. Twiggy Frostbite - I'm still here
  15. Radiohead - No surprises
  16. Altar Of Plagues - Twelve was the ruin
  17. Jason Tai - Vale of tears
Durata: 79 minuti e 20 secondi...

martedì 29 dicembre 2015

Dieciscatti 2015 light blue edition

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Una gatta che miagola dietro una porta chiusa, sta nevicando forte ed è mattino presto. Molto presto, tipo le 6,15. Apro la porta. La gatta mi guarda e mi attende, sprofondata nella neve. Io sono in pigiama e infradito. Lascio le infradito, faccio un passo in avanti, la neve mi arriva fino a oltre le caviglie, ce ne saranno venti centimetri. La gatta non mi attende più.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-C'è un gatto. Ma è un altro gatto, lontanissimo da quello di prima. Sta sdraiato in fondo al giardino. Lo guardo. Mi guarda. Sono lì fermo ad aspettare e allora arriva. Mi fa felice la sua voglia di vedermi. Mi fa triste il suo bisogno di vedermi. Andiamo insieme ad accarezzare le betulle, che non si esprimono quasi mai sulle loro necessità affettive.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Tra le luci di una città mai vista prima, saliamo verso il cielo. Io e una persona mai vista prima. Saliamo solo di pochi metri e a scatti. A tratti ci guarda, minaccioso ma immobile nella sua posa forse troppo stereotipata, un tirannosauro. Poco oltre l'acqua scorre, con una veemenza limitata dal ghiaccio. Qualche settimana dopo, mi capiterà di pensare che siano le sette di sera quando invece sono quasi le dieci.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Guardo verso l'esterno, ci sono solo due piccole linee di luce. Non danno fastidio, anzi sono quasi da considerarsi un lusso. Non c'è spazio per le ombre, ma non occorre vedere tutto il tempo quel che si sa già che c'è. Non fa freddo quando ci si sveglia. Ma è presto, troppo presto. Fa male aspettare che arrivi un'ora prestabilita. Sono notti da Chopin.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Io l'aurora boreale non l'avevo mai vista prima di quel giorno. Me la immaginavo diversa. Ma è solo settembre e siamo a sud, è già tanto che si veda. Una luce bianca che non danza, ma a modo suo pare armoniosa. Non ha la pesantezza di chi non sa ballare. Leggera pulsa e se ne va, poi torna, si fa più intensa, si allontana. Torna. E non c'è più.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Uno scoglio quasi sulla spiaggia. Con la bassa marea forse l'acqua non lo coinvolge. Ma in quel momento lui sta lì in mezzo e le onde si spezzano. Alcune sono tenaci e gli girano intorno, si incontrano di nuovo per poi ritornare da dove sono venute. Altre sono deboli. Due gocce che fino a un attimo prima erano legate d'un tratto si infrangono sulla pietra e non hanno una spinta sufficiente per rivedersi alle sue spalle. Perse forse per sempre.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Il sentiero è coperto di foglie, del resto l'autunno avanza e non ci sarebbe da stupirsi se dovesse iniziare a piovere violentemente. Non importa, bagnarsi è una delle opzioni contemplate. Sono in competizione con chiunque sia davanti a me. L'ultima volta che ero salito in montagna era stato oltre due mesi prima, era ancora estate però a tratti aveva piovuto. Era stata una salita violenta. come questa. La meta non la conosco. Non so il dislivello. Non so quanta strada ci sia da fare. Basta fare un passo dopo l'altro per vedere dove si arriva. Se si fa tardi, si può tornare indietro senza essere arrivati. Può essere una di quelle occasioni in cui l'importante non è la meta, ma l'essenza del viaggio stesso. In alcune zone il vento è tanto forte da spezzare i rami, alcuni cadono non lontano da me. Sul sentiero ci sono anche alcuni tronchi, forse caduti di recente.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-C'è un posto sotto cui non non ho identificato esattamente cosa potesse scorrere, circondato da cadute fatali. Da lì normalmente non si vede nessuno, ma si vedono molte cose. Erba, acqua, fili, silenzio, parole, corde, fiori, lamponi. Quasi sempre il sole. Mai altre stelle.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Nelle vetrine ci sono animali esposti da quasi un secolo. Faccio fatica a capire se la luce si accende o si spegne, se la porta si apre o si chiude. Ma è il contrario di quel che è stato fino a quel momento. Un muro tra due mondi c'è sempre stato, ma in qualche modo il fluire di uno nell'altro era possibile. Ora è arrivato il periodo dell'aridità e tutto, ma proprio tutto, si fa deserto. Nei rari spazi in cui resiste poca acqua, ci sono sabbie mobili. Dietro la porta ora c'è una parete compatta e sigillata. Nulla entra e nulla esce. Si deve scegliere in che mondo stare, a quale appartenere. In basso si nota un corvo imperiale, a differenza delle rondini nere penso che nasconda qualcosa di più che una minima intenzione simbolica.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Sono in ritardo. Il sole è quasi sparito, ma non importa. Il giorno è adatto per andare sott'acqua. I sassi, le alghe, il freddo. Inciampo più volte ma non cado, faccio un piccolo salto e di colpo l'aria non c'è più. Salto, c'è ancora per un istante. Poi di nuovo tutto si fa liquido. Apro gli occhi, così anche i miei si bagnano di acqua salata. Anche se in quel punto il sale non si sente per niente. Potrei vedere di nuovo com'è la situazione là fuori. Torno sotto e decido di fare una piccola visita alla morte, apro la bocca e respiro acqua. Diminuisce l'intensità della luce. Per il momento però non posso ancora farle molta compagnia, non è carino quando fuori c'è gente che aspetta.