martedì 26 settembre 2006

Alla fine è la morte

Lunedì scorso, di sera, 20.50 circa. Si va a fare il primo allenamento della stagione e lungo la strada, come spesso capita, subito c'è coda. Si pensa quasi immediatamente ad un incidente,  poi la ruota e i pezzi di moto in mezzo alla strada ci danno la conferma. Poco oltre, all'imbocco per entrare dal benzinaio, il motociclista, a terra, immobile. Accanto a lui qualcuno gli parla, altri si agitano perchè l'ambulanza non arriva. Già, lo scontro deve essere avvenuto da pochissimi minuti. Il ragazzo giace a terra, a faccia in giù. Lo zainetto ancora agganciato ad una spalla, il casco ben infilato in testa, una scarpa sì e l'altra no, chissà dov'è finita.  Nel frattempo i camion riescono a passare, quindi anche noi ci muoviamo oltre, proprio mentre il lontananza si sente la sirena. Siamo vicini all'ospedale, magari il ragazzo ce la farà. Poi anche quel pensiero si confonde, va in un angolo buio, se ne parla un attimo nello spogliatoio e sparisce. Come un lampo riappare per pochi attimi durante il viaggio di ritorno, poi nulla.
Fino al mattino dopo. Suona il telefono, è per me. Strano, non mi cercano praticamente mai sul numero di casa, soprattutto a quest'ora. E invece... invece c'è da dirmi che purtroppo ieri sera c'è stato un incidente, è rimasto coinvolto il Maro, i soccorsi sono arrivati in fretta, ma non c'è stato verso di salvarlo.
Di colpo tutto ciò che ho visto la sera prima riappare, nitido come se fosse quasi davanti a me... Quel motociclista anonimo d'un tratto ha un nome e un cognome, un volto, un'età. Ne ricordo la voce e le espressioni... del resto siamo stati in classe insieme tre anni. E mi sento quasi responsabile della mia indifferenza. La morte mi ha colpito solo perchè ha preso qualcuno che conoscevo. 
Nel box salme, a mezzogiorno, il suo corpo è già esposto. Il viso composto, un'espressione vagamente sofferente, una fessura leggera all'altezza degli occhi. Che effetto guardare la morte... specie quando si traveste da persona giovane. Avvolta in un lenzuolo bianco, con un piccolo strappo. Si dicono tante cose banali in quei frangenti... ma non potrebbe essere altrimenti, le banalità sono comunque sentite. E' soprattutto l'incredulità ad unirci, credo. 
Pensava che una volta raggiunto il buio, l'alternativa al trovare qualcosa di solido fosse incontrare qualcuno che gli insegnasse a volare. Non ho così tante speranze che sia effettivamente così, ma glielo auguro di tutto cuore

martedì 19 settembre 2006

Giallo-blu dolce-amaro

Ieri son tornato a Verona, per l'occasione non fatale. Era proprio lì che avevo visto per l'ultima partita della scorsa stagione, all'epoca un 3-0 secco e veloce veloce, che mi aveva permesso di tornare a casa in orari decenti. E la partita di ieri si era incanalata sulla stessa direttrice: 3-0 secco e veloce veloce, ma stavolta per noi. Non è andata così... 2-0, 2-1, 2-2 e un avvio di quinto set che non lasciava presagire nulla di buono (1-5). Ma la pallavolo a volte non è cosa scontata, alla fine ad esultare (e non poco) è la curva Gislimberti: 23-21 e tutti a casa (si fa per dire... in realtà l'arrivo è avvenuto all'una passata).
Finito il tifo per Verona-Trento, mentre viaggio in treno già mi preparo all'altro scontro di giornata, in terra totalmente gialloblù: tempo di elezioni in Svezia. Ha governato il partito socialdemocratico per 65 degli ultimi 74 anni. Ora cade anche questo mito: i Socialdemokraterna hanno perso, seppur di un soffio, Persson ammette la sconfitta e subito annuncia l'abbandono della leadership del partito (uguale uguale a quel che accade normalmente in Italia!). Dicono che su questo risultato le sue responsabilità siano evidenti. Io so solo che una Svezia orientata a destra mi risulta difficile da vedere, se non altro per tradizione. Là il welfare andrà comunque avanti, destra o sinistra si cerca comunque di fare gli interessi della nazione. 
Qualcuno chiamava gli svedesi "i comunisti in Volvo". E almeno le Volvo sono rimaste.

lunedì 11 settembre 2006

Si ritorna

Tutto scorre, soprattutto il tempo... così dopo tre mesi ho fatto ritorno a casa. Basta Faleide, basta Stryn, basta gabbiani, basta mare, basta tranquillità. Melegnano, temperature ancora estive. 
L'estate è stata tra le migliori degli ultimi anni, forse anche dei penultimi.

Quattro grandi vantaggi di questa estate:
1-non ho preso il tifo
2-in Norvegia fa meno caldo che in Italia
3-mi sono mantenuto in forma grazie agli 8 km che separavano Faleide da Stryn
4-ho preso un ottimo stipendio lavorando praticamente un giorno sì e uno no

Quattro grandi svantaggi di questa estate:
1-non c'era Lilja con me
2-le vicine non mi hanno detto che era finito il detersivo
3-si è dovuto far sempre il bucato a mano (beh, sempre... quando si aveva il detersivo...)
4-ho dovuto fare troppi km a piedi