mercoledì 20 febbraio 2019

Quel giorno in cui stavo all'angolo della vecchia

Giusto un anno fa invece che qui stavo là, a Rincon de la Vieja. Rincon de la Vieja, o se preferite l'Angolo della Vecchia, è abbastanza lontano da qui. Diciamo 9500 km, forse qualcuno in più. Tanto lontano da qui, ma a occhio meno di 50 km dal confine con il Nicaragua. L'Angolo della Vecchia si trova nel nord della Costa Rica e giusto un anno fa io stavo là perché avevo voglia di vedere due cose: vulcani e bradipi. La Costa Rica è un paese che ancora oggi mi regala sempre due dubbi grammaticali: il primo è se si scriva tutto attaccato o staccato (pare vadano bene entrambe le forme), il secondo è se sia maschile o femminile (pare la seconda ipotesi). Comunque, era da molto tempo che volevo vedere vulcani e bradipi. Siccome il tempo ce l'avevo, i soldi anche, la voglia pure, decisi quindi di organizzare un viaggio da quelle parti. Il fatto che mi metta a scrivere qualcosa oltre un anno dopo è esclusivamente dovuto alla mia pigrizia. Per dire: tra meno di un anno e mezzo compirò quarant'anni e ancora devo scrivere il post che avevo in mente per i miei trent'anni. Mentre ero là, avevo anche iniziato a tenere un piccolo resoconto delle cose interessanti/curiose che mi capitavano... ma era un lavoro di costanza e sinceramente non ricordo neppure dove sono finiti quegli appunti, quindi scriverò eventi a caso con mancanza di dettagli interessanti ma dovizia di particolari irrilevanti. Che sia pigro l'ho già detto, quindi oggi parlerò esclusivamente del viaggio di andata e la puntata due chissà quando -e se- arriverà. Sì, lo so, lo sto scrivendo come se ci fosse un pubblico interessato. 

Siccome il gusto per il viaggiar male è qualcosa di insito nella mia natura, ancor prima di partire stavo sbarboneggiando in aeroporto, perché il primo volo era presto la mattina e non avevo voglia di svegliarmi alle 4, così già la sera prima ero pronto a lasciare casa. Ho scritto il primo volo, perché la soluzione più economica era fare tappa prima a New York e poi a Miami (con notte annessa) prima di giungere a destinazione. Piccola curiosità: la prima volta che prenotai il viaggio poi non riuscii a dormire per tutta la notte, perché avevo arrivo e partenza sì a New York, ma da due aeroporti distinti. Ho l'abitudine di prenotare i voli a notte inoltrata, quindi dovetti aspettare il mattino seguente per telefonare, cancellare e rifare i biglietti corretti. La notte di sbarboneggiamento passò abbastanza scomoda e tranquilla, nonostante non molto distante da me (anzi, direi eccessivamente vicino) ci fosse una coppia con un bambino che di tanto in tanto piangeva (il bambino, non la coppia). Tuttavia il sonno più profondo me lo giocai sul bus di connessione Milano Centrale-Malpensa. Il mattino successivo, il primo aereo decollò con notevole ritardo (forse per quello ci offrirono snack e bevande ogni venti minuti per il resto del volo?) e mi mise in una di quelle situazioni spiacevoli: avere fretta in aeroporto. Mi diedero pure il biglietto arancione fluo da mostrare come prioritario per accedere al secondo volo. Arrivai al gate di imbarco solo 15 minuti prima di imbarcare. E pensare che c'è gente che si abitua pure a 'ste cose. Se devo dire cosa metterei al primo posto tra le cose che mi danno ansia, penso proprio che direi arrivare in ritardo all'aeroporto. Che poi per me ritardo significa meno di due ore dalla partenza del volo, nel caso sia nazionale/ambito EU. In compenso, a Miami avevo poco meno di 12 ore di attesa. Nota a margine: a Miami il tramonto è veramente come nel telefilm CSI, mai visto un cielo così saturo. Nota a margine due: non credo che mangerò di nuovo quesadillas se dovessi ripassare da quell'aeroporto. Aeroporto di cui avevo letto delle recensioni particolarmente negative, ma in realtà posso dire che ci si dorme abbastanza bene, è pulito, ci sono un sacco di angolini tranquillini e c'è una specie di strana allegria e amichevolezza che serpeggia tra chi ci lavora che dà già un tocco di centro America all'ambiente. Che poi io ho come riferimento Orio al Serio e Malpensa, quindi magari può essere che negli standard mondiali faccia schifo. Del terzo e ultimo volo, ricordo soprattutto il dolore all'orecchio in fase di atterraggio. Penso sia stato il più potente che abbia mai avuto (a proposito di pigrizia, è da otto anni che mi riprometto di andare da uno specialista). Però ricordo anche la bellezza del mare intorno a Cuba e alle Bahamas. E pure quella sensazione che volevo proprio provare, tipo che stavamo atterrando all'isola Nublar per visitare Jurassic Park, perché le foreste che già si vedevano dall'alto un po' davano quell'idea. Di dinosauri, però, non ce n'erano. Evitando vari tassinari che a tutti i costi volevano darmi un passaggio, mi riuscì pure di prendere un bus che vagamente andava nella direzione che mi serviva e in seguito arrivai pure all'ostello. Dopo 46 ore da quando avevo lasciato casa, c'era finalmente un letto in cui dormire.