venerdì 31 dicembre 2010

Vol. IV

Come da consuetudine ormai quadriennale, ecco il mio riassunto in musica degli ultimi dodici mesi. Come al solito ho dovuto scartare qualche canzone... perché nonostante la moderna tecnologia, la regola dice che non si può andare oltre gli ottanta minuti del classico cd!  Su tutte, rimangono fuori Cold colours (Rotting Christ), Solace (Vanessa Mae)  e Twist (Ultrababyfat... una roba risbucata fuori a sorpresa dopo 13 anni, se non sbaglio). Volendo anche The partisan avrebbe avuto un suo perché (Leonard Cohen), così come Pane e rose (Casa del Vento).
Niente metallo a 'sto giro... e neanche troppe parole. In fondo, così tante volte se ne fa un uso spropositato...

  1. Depeche Mode - Enjoy the silence
  2. System of a Down - Spiders
  3. Gary Jules - Mad world
  4. Pink Floyd - Comfortably numb
  5. Andrea Parodi - Armentos
  6. Apocalyptica - Ruska
  7. Notwist - Pick up the phone
  8. Baustelle - Le rane
  9. Sonic Youth - Kill yr. idols
  10. Giorgio Canali - Lezioni di poesia
  11. Dark Sanctuary - Les memoires blessees
  12. Yann Tiersen - Palestine
  13. Rammstein - Fruhling in Paris
  14. Tenhi - Etaisyyklien taa
  15. Journey - Any way you want it
  16. Celtic Frost - Winter (Requiem)
  17. Musica per Bambini - Cose da non fare al gatto
  18. Russian Circles - Malko
Durata: 77 minuti e 44 secondi...

sabato 18 dicembre 2010

Pagine bianche

Tempo fa ero stato taggato in una nota di Facebook, in una sorta di giochino in cui ad alcune semplici domande si doveva rispondere utilizzando il titolo di un libro letto. Siccome le note su Facebook non mi garbano e siccome mi mancano tre quarti d'ora prima di uscire di casa e non so come impiegarli, il suddetto giochino lo faccio mo sul mio blog. 

1. Sei maschio o femmina? Barabba (Pär Lagerkvist)
2. Descriviti: Tifone (Joseph Conrad)
3. Cosa provano le persone quando stanno con te? Cronaca di una morte annunciata (Gabriel García Márquez)...
4. Descrivi la tua relazione precedente: Il mondo perduto (Arthur Conan Doyle)
5. Descrivi la tua relazione corrente: C'è nessuno? (Jostein Gaardner)
6. Dove vorresti trovarti? Stanalandia (Stefano Benni)  
7. Come ti senti nei riguardi dell'amore? Fame (Knut Hamsun) 
8. Come descriveresti la tua vita? Opplero - Storia di un salto (Alessandro Bergonzoni)
9. Che cosa chiederesti se avessi a disposizione un solo desiderio? Il mondo nuovo (Aldous Huxley)
10. Dì qualcosa di saggio... La donna quando non capisce s'innamora (Maurizio Milani)
11. Una musica: Peer Gynt (Henrik Ibsen)
12. Chi o cosa temi? Il sentiero dei nidi di ragno (Italo Calvino)
13. Un rimpianto: Il taglio del bosco (Carlo Cassola)
14. Un consiglio per chi è più giovane: La battaglia (John Steinbeck)
15. Da evitare accuratamente: Una banda di idioti (John Kennedy Toole)

giovedì 16 dicembre 2010

Attenzione, prego

Poiché sono un abitudinario (e solo in minima parte perché non ho un lavoro serio), anche quest'anno ho lavorato all'Artigiano in Fiera - sezione alcolerìa bavarese. Anzi, quest'anno più delle altre volte: già che c'ero ho fatto anche da smontatore di stand il giorno dopo la chiusura. Beh direi che è andata bene, s'è lavorato assai (125 ore) e di conseguenza s'è guadagnato abbastanza (mi aspettavo sui duecento euro in meno). Siccome ho avuto la fortuna di poter reclutare parte dei colleghi (e per andare sul sicuro ho convocato quasi esclusivamente un manipolo di persone conosciute tra le lande norvegesi... gente abituata anche d'estate a sbattersi in lavori impegnativissimi insomma), mi sono pure divertito mooooolto di più degli anni scorsi, evitando accuratamente il più possibile le beghe con un paio di tedesche e una di nazionalità diversa che insomma sì per riassumere molto brevemente diciamo che mi stan sul culo. Come al solito sono stato impiegato in varie mansioni: come già detto in ultimo ho fatto lo smontatore di stand, durante l'evento vero e proprio invece sono stato pulitore di tavoli, elargitore di informazioni, traduttore, portatore di wurstel, scaricatore di brezel, bevitore di birra (ma questo è un di più che ho aggiunto di mia spontanea volontà), denunciatore di furti, custode di cellulari smarriti, mischiatore di vaschettine e tovaglioli, passatore di aspirapolvere mal funzionante, ribaltatore di panche, ricercatore di persone, tagliatore di pane, affettatore di prosciutti tipici bavaresi e cambiatore di sacchi per la spazzatura.
---Inizio intermezzo questionante---
Ecco le quattro domande più interessanti che mi sono state rivolte in fiera

1. Sai se qui da qualche parte si vende birra?
2. Mi puoi mettere tu il ketchup, che quell'affare mi imbarazza?*
3. Fate ancora il kebab?
4. Che differenza c'è tra le brioches con e senza marmellata di ciliegia?**

###Fine intermezzo questionante###

Durante la fiera ci sono sempre delle cose che mi fanno riflettere. In particolare due. La prima è la capacità di poter sporcare un intero tavolo da fiera da dieci posti con un semplice panino wurstel crauti e senape. La seconda è una questione più legata alla fisica e in particolare alla caduta dei gravi, nel contesto dei tavoli: infatti sarà pur vero che durante ogni singola giornata passano centinaia di clienti, ma la quantita di robaccia che si trova a terra la sera è impressionante. Almeno non è passato giorno che non trovassi una monetina. Per il resto però, non s'è trovato nulla di utile.
Pure quest'anno fare Melegnano-Rho quotidianamente mi sembrava uno sbattimento eccessivo ma mai come stavolta avevo trovato una soluzione tanto vicina: alloggiavo nel P5, parcheggio con un'area apposita destinata ai camper (ben 25 piazzuole per una fiera che può ospitare un cubilione di persone... mi sembra adeguato). E anche stavolta si è sbarboneggiato per bene!



---Inizio finale piùmenoso---

Toppen & botten!

Le cinque cose migliori della fiera

1. I colleghi portati da me. Ho buon gusto.
2. La birra.
3. I soldi.
4. L'avere un lavoro, che fa sempre piacere.
5. La gente che è passata di proposito per salutarmi.


Le cinque cose peggiori della fiera

1. Il cd di quello dello stand di fronte. Cambialoooo!!!
2. Le battute sempre uguali di Helmut nel suo spettacolo.
3. L'odore dei crauti alle 9 di mattina.
4. Il doversi lavare coi doccini dei bagni per disabili.
5. Certi atteggiamenti di alcuni colleghi...


###Fine finale piùmenoso###
*il distributore di ketchup è una tanica collegata a una sorta di mammella da spremere...
**questa in realtà non è stata fatta direttamente a me ma mi è stata raccontata.

martedì 30 novembre 2010

L'ora di religione

L'altro giorno mi stavo dedicando a uno dei miei hobby preferiti, ossia svuotare armadi e cassetti. A questo giro non c'era neanche la gatta a rovistare tra gli scarti perché stava dormendo altrove e stavo proprio solo. Dunque ogni volta che eseguo tale pratica, non è che butto via tutto quello che non serve, altrimenti al giro successivo non ci sarebbe niente pronto a stupirmi. E così lascio anche dei quaderni, delle buste e delle scatole chiuse per non rovinarmi possibili sorprese future. Stavolta ho ritrovato però dei temi di quando ero in età scolare di quelle che si va alle elementari, verso la quarta o la quinta mi sa, quando ancora sapevo scrivere in corsivo. Cioè, non sapevo scrivere in corsivo, ma mi obbligavano, poi finalmente ho potuto iniziare a scrivere come mi pareva e infatti da allora non ho più scritto in corsivo ma questo non è pertinente con quel che stavo dicendo prima. Mi sono abbastanza divertito a rileggere alcune mie composizioni e all'epoca sicuramente non avevo una grande cognizione del tempo, dato che pensavo di poter fare il giro turistico completo della Spagna in due giorni, aggiungendo al limite una mezza giornata se proprio avessi dovuto fare ritardo. Roba che neanche i giapponesi più veloci... 
Oltre a non avere 'sta cognizione però ero assai riflessivo e ponderante, come mi han dimostrato alcuni temi religiosi legati alla Pasqua. A dirla tutta su alcune cose avevo poco da dire... tipo "Descrivi il significato della Pasqua di resurrezione". Ecco, quello non era uscito molto lungo, erano una decina di righe e quasi tutte fuoritema. Nel senso che avevo detto che Gesù veniva messo in croce e poi dopo tre giorni che l'avevano tirato giù era salito in cielo per magia e poi mi ero lanciato in un'invettiva contro il consumismo sfrenato dei giorni nostri, domandandomi retoricamente "ma a che serve comprare più di un uovo di cioccolato?". Era più una sorta di attacco in difesa dell'ambiente e mi tocca pure dire che io l'avevo detto... perché già vent'anni fa scrivevo"non troveranno lo spazio per buttare via tutta la spazzatura". Sviscerando nel finale anche il mio lato punk: "che fare, se si va avanti così non c'è futuro!" (non posso incolpare i Sex Pistols di avermi copiato). L'altro tema si intitolava "Descrivi i tuoi sentimenti per la resurrezione di Gesù" o qualcosa di simile. Già allora la maestra deve aver capito che non avevo un gran futuro (e neanche un gran presente) da credente: ero dell'opinione che Gesù in fondo se lo meritava anche di risorgere, viste le cattiverie subìte dai centurioni, anche se ancora non riuscivo a spiegarmi chi gliel'aveva fatto fare di soffrire così tanto visto che il popolo manco se lo filava e preferiva un ladruncolo qualsiasi a lui. Il concetto che fosse un ordine arrivato dall'alto o mi era un attimo sfuggito o mi sembrava piuttosto assurdo, non saprei.

martedì 23 novembre 2010

Lo stupore viaggia in treno e parte dal binario 4

Sono andato a Modena, che c'era del bel uollei da vedere. Modena-Trento 0-3 e naturalmente la parte del bel uollei stava nella metà campo trentina, è sempre buona cosa espugnare il PalaBanani. Ma la cosa sorprendente non risiede nel risultato (un po' me l'aspettavo), ma in un dettaglio relativo al viaggio. Come al solito sono andato in treno... Melegnano-Lodi-Modena. Siccome quando a Melegnano la biglietteria era fruibile ancora regnava Carlo Martello, si è abbastanza soliti scomodare il capotreno con la solita storia "non ho il biglietto... del resto qui la biglietteria è sempre chiusa, han messo le emettitrici automatiche di biglietti ma non le hanno attivate, l'edicola ormai è da mesi che ha chiuso i battenti, il bar è chiuso, insomma io non è che posso andare a fare il biglietto la settimana prima, metti che ho un'emergenza e lo so all'ultimo che devo andare là come faccio?". Sì perché tanto che c'è la gente si sfoga un po', anche se in realtà il capotreno lo sa da quando ha iniziato a lavorare che a Melegnano deve fare lui i biglietti quindi se anche non si polemizza ogni volta va bene lo stesso. Facendo questo pensiero sono arrivato in stazione e ho visto che però il bar era aperto, quindi il mio sogno ad occhi aperti non si è rivelato premonitore e ho potuto fare il biglietto senza problemi. E già questa effettivamente è una cosa sorprendente a pensarci bene, ma non quanto l'altra che avevo in mente di scrivere. Arrivato a Lodi, che sarà anche grossa come lo scaracchio di un brachiosauro, ma sempre provincia fa, uno si aspetta di trovare una biglietteria aperta o almeno una emettitrice automatica di biglietti funzionante. E invece no, Sta lì, accesa, e ti comunica in quattro lingue che la postazione è chiusa. Così che insomma il sogno a occhi aperti un po' era premonitore, solo mi indicava la stazione sbagliata. Dettagli. Poi all'ora più o meno patteggiata da Trenitalia con i propri clienti passa il treno e dunque vado dal controllore e gli spiego il fatto...
Io: "scusinonhoilbigliettoèchequieratuttochiusoscusiscusiscusi" (un po' agitato perché magari non ci crede)
Lui: "sì sì va bene poi passo ora si segga pure"
E dunque io vado a sedermi proprio al primo posto del primo vagone che appena esce mi vede e mi fa pagare il biglietto prima di arrivare a Piacenza. No. Esce, si ferma a ciarlare con i suoi colleghi che stanno andando in un qualcheddove come passeggeri e poi torna nella cabina col macchinista. Poi scende a ogni stazione a vedere che tutto sia tranquilo. E ci mancherebbe, visto che sta andando fino a Bologna perché quello è il suo lavoro. Forse prima di Fidenza me lo fa. No. Prima di Parma? No. Prima di Modena ormai non lo penso neanche più. E infatti son sceso senza che me lo facesse. Io gliel'ho detto ma poi non è che potevo accanirmi, non è bello disturbare oltremodo la gente che lavora.

sabato 30 ottobre 2010

Antiteticamente

Oggi sono tornato ad essere disoccupato. La cosa mi intristisce da un punto di vista economico ma mi colma il cuor di gioia da qualsiasi altro punto di vista... sì, in sostanza non mi è piaciuta molto questa esperienza lavorativa. O meglio: mi ha fatto proprio schifo e non vedevo l'ora di uscire per l'ultima volta da quella scuola. Perché che fosse frequentata da gente pessima già lo immaginavo, ma che fossero così tanto pessimi sti ragazzi non lo pensavo. In fondo io sono un ottimista, che ci posso fare.
Riassumendo...

Cose positive:
+ lo stipendio
+ il fatto di avere un lavoro, che non è mai male
+ aver qualcosa da fare
+ per sole 12 ore alla settimana

Cose negative:
- aver a che fare con quei ragazzi
- non poter usare mazze da baseball contro di loro
- neanche le mazze da golf
- e non poterli neanche mandare apertamente a farsi fottere

---Inizio intermezzo musicale---
  Sui giovani d'oggi ci scatarro su
Sui giovani d'oggi ci scatarro

###Fine intermezzo musicale###
In sostanza da questa esperienza non ho imparato proprio un tubone, in compenso ho avuto un climax ascendente di sentimenti negativi verso della gente che poteva rimanere a me sconosciuta... dopo una settimana di indifferenza siamo passati all'intolleranza e alla quinta settimana già si trattava di odio puro. Fortuna loro che il professore quello vero da lunedì torna in servizio.
Se non ho imparato nulla io figuriamoci 'sti detriti di umanità, che si fanno anche vanto della loro ignoranza. Ovviamente a me importa un po' una sega ma neanche intera del loro apprendimento, quindi se anche le loro conoscenze rimangono paragonabili a quelle dell'homo cugghiunis me ne farò una ragione.

domenica 10 ottobre 2010

Se l'avessero pubblicato nella rubrica della settimana enigmistica "Si può crederci... o no?" tutti avrebbero risposto no

C'è una novità che si scinde in due parti: una buona e una cattiva. La parte cattiva è che dovrò lavorare fino al 30 ottobre, quindi un paio di settimane in più del previsto. Che non è che sia poi questo grandissimo e insopportabile sbattimento eh, giusto una dozzina di ore a settimana, cosa che ritengo fattibile. Più che altro è il tipo di lavoro che non mi piace, per vari motivi che ora mi appresto ad elencare...
1- io professore? Non si può proprio sentire... siamo proprio alla morte di questa professione se sono arrivato io a ricoprire un incarico del genere
2- davvero... io professore... ahahah!
3- no, è proprio una cosa di cui non riesco a capacitarmi
4- non è che questo tipo di lavoro mi offra molti stimoli...
    a. perché dell'insegnamento non me ne importa nulla
    b. non che degli "studenti" mi importi molto di più
    c. e non che agli "studenti" importi seguire
    d. "studenti" che sono di un'ignoranza ripugnante
5- dopo un impiego estivo in Norvegia che assomiglia più che altro a una vacanza penso che qualsiasi altro lavoro sembri particolarmente brutto
6- professore... no, davvero, non ci si può credere.

La parte buona è che ovviamente mi pagheranno di più e neanche tanto male, anzi direi piuttosto bene quindi ciò che mi spinge a mantenere la calma e il massimo controllo anche durante il casino massimo fatto da 'sti garruli ragazzi sono i seguenti motivi...
1- pagano bene
2- pagano bene
3- pagano bene
4- pagano bene
5- eh sì, pagano bene.

giovedì 30 settembre 2010

Il parente che gli altri non san chi è

Un numero moderatamente alto di anni fa nel giardino dove abitavano i miei nonni materni c'erano moltissimi gatti, ma proprio tanti tanti, alcuni sani, altri un po' meno, altri ancora a volte passavano che avevano perso un pezzo tipo un'occhio o una zampa. Una volta dei gattini piccini piccini erano anche rimasti bloccati sotto un tombino (all'epoca i tombini di quel cortile erano a grate, non chiusi chiusi come adesso. E c'era l'asfalto, non le piastrelline a sedici lati che ci sono adesso). Comunque, oggi per la prima volta ho realizzato che anche il più longevo di quei gatti ormai sarà morto da molto tempo. Così mi sono intristito. Poi ho visto che c'erano due gatti dei nostri tempi che si stavano rotolando sotto il sole ma siccome stavo a un funerale non mi sono  sentito proprio felice del tutto. Però un pochino sì.

Lunedì ho iniziato a lavorare per tipo tre settimane. O forse due. Dipende quanto ci mette a riprendersi quello che sto sostituendo. Ma è una cosa divertente questo lavoro eh... cioè, no, non è divertente il lavoro quando lo faccio, è divertente che proprio io sia stato preso per farlo. Insomma: sono professore. Ma uno ci può credere a 'sta cosa?

martedì 21 settembre 2010

Fear of the light

C'è questa cosa che la gente ha paura del buio. Alcune persone solo da piccole, altre anche da grandi, magari con motivi diversi. A me sembra più congruo aver paura della luce. Perché al buio in fondo si può immaginare che ci siano anche tante cose belline che ci circondano, non è che debba assolutamente uscire dall'armadio il re degli inferi di molto arrabbiato con noi (così, senza motivo, tra l'altro) o che ci si ritrovi un vampiro nel nostro letto (sveglio, nonostante il materasso comodo comodo). Ad esempio al buio potrebbe anche starci un tenerissimo cucciolo di rinoceronte nano che vuole venire a fare le fusa con la sua carica di simpatia (per dirne una delle tante possibili eh).
Quando invece si è alla luce, non c'è nulla da fare... insomma, quello vediamo, e quello c'è. Se al buio puoi aver paura di aver qualcuno dietro di te, alla luce non ti puoi sbagliare: sei proprio solo.

Personalmente io ho un po' paura della luce dietro le porte. Non tanta e in verità non è neanche proprio una paura, è più una sensazione di malessere circoscritta solo ad alcune porte. A una sola, se proprio vogliamo essere precisi precisi. Ecco, io penso che la luce in taluni casi non vada bene accesa, anche se c'è la porta di mezzo la si dovrebbe spegnere per far meno male. Più che altro è una questione che dagli infissi, da sopra e da sotto, la luce la si vede lo stesso, non è che si può far finta di nulla o nasconderla. Che senso ha avuto chiudere la porta se poi hai permesso alla luce di venire da me e dirmi tutto? Poi non so, forse anche il buio mi avrebbe raccontato le stesse cose... ma la luce, come dire... la sa più lunga del buio, è più brava a spiegarsi, ti rivela dettagli che forse il buio non conosce, ti fa pensare a soluzioni impreviste. In altre parole, ti illumina. 

venerdì 10 settembre 2010

Ah che bello tornare a casa

La cosa si fa sempre più ripetitiva, ma questo è quanto: sono tornato a casa. Casa... il posto in cui ufficialmente ho la residenza, diciamo. Ma queste sono giusto pignolerie, il punto è che basta Norvegia pure per quest'anno. Che è come dire basta salario spropositatamente alto in considerazione dello sbattimento fatto e questa cosa è abbastanza triste. Ed è anche come dire basta posto fighissimo ricco di mari, monti, cascate, laghi, lemming e sorbi per tornare in mezzo alla pianura, e pure questa cosa mi pare piuttosto triste. E come non pensare a tutte quelle persone che per più o meno tempo non vedrò... eh già, anche questa cosa è assai triste (a seconda delle persone, non era un tutte nel senso di tutte, era più nel senso di alcune).
Per non colmarmi il cuore di tristezza in una volta sola, ho fatto il viaggio di ritorno senza fretta. Quindi niente aeroplanini stavolta, ma il camper di Anna (e ne approfitto per ringraziare. Anna intendo. Ma anche il suo camper, via). Che così si sono visti anche dei posticini carucci che non avevo visto o se avevo visto non l'avevo fatto con cura e attenzione o comunque erano belli da rivedere un'altra volta. L'itinerario è stato Geiranger-Oslo-Göteborg-Lund-Trelleborg-Sassnitz-Dresda-Praga-Monacopiùomeno-San Bonifacio-Pioltello-Melegnano. Sì la stazione di Pioltello non l'avevo mai vista ma potrebbe anche non rientrare nei posticini carucci. 
Dunque a tre anni di distanza sono tornato a Lund, sono stato molto felice ma al tempo stesso ci sono rimasto un po' male, perché quella che era casa mia la stavano ricostruendo e quindi non ho potuto rivedere la mia finestra. Ma questa non è la cosa peggiore... la cosa peggiore è che non c'è proprio più la mia finestra! Secondariamente, ho provato una forte delusione nel non trovare i pezzi d'ananas essiccato ricoperti di glassa di yogurt. Uno aspetta e assapora per tre anni questi momenti, sono cose che fanno riflettere. Magari non molto, ma fan riflettere. 
Poi mentre ero lì mi dicevo anche ma guarda, conosco ormai solo una persona che vive qui, magari la incontro. E infatti l'ho incontrata perché i modi di dire non mentono sempre ma solo ogni tanto quindi il ma com'è piccolo il mondo funziona spesso. 
Qualche ora dopo si è lasciata la Svezia e s'è andati a Dresda, nota per la passione dei dresdiani per il volare in mongolfiera. C'è gente che si diverte così e non c'è nulla di male eh, io non ho alcun pregiudizio su chi vuole farlo.
A Praga invece la gente si diverte in altro modo e ad esempio preferisce farsi la manicure o bere birra, poi  non metto in dubbio che anche lì qualcuno possa avere un'inclinazione forzata o naturale verso le mongolfiere ma non si nota così tanto come a Dresda, anzi non si nota proprio. 
Che dire poi della Baviera? Ecco, quello è un posto in cui non c'è passione per gli autogrill quantomeno nella zona di Monaco ma prima di arrivarci, non dopo perché lì ce n'è uno tipo a 5 km che se vai a far pipì (o anche solo per controllare se il personale è davvero friendly) ti ridanno indietro i soldi che hai speso per entrare nei bagni. Non è che te li ridanno davvero, te li ridanno se compri qualcosa. I bagni a pagamento li ho sempre trovati assurdi, poi non si lamentino se la gente va a  inquinare nel parcheggio. Ah ecco, tra l'altro penso che il lavoro più remunerativo del mondo ce l'abbia una che fa la pulitrice dei cessi in Austria, che non ha un contratto regolare ma vive grazie alla mancia dei fruitori dei locali che pulisce. 50 cent a persona e solo nei cinque minuti che sono stato lì sono arrivati quattro pullman carichi carichi di vecchietti. Bella vita.

lunedì 19 luglio 2010

Raspberry gashes all over all over...

Quando sta dentro il bosco, l'animo tanto sensibile che aleggia in me non può che sentirsi in rara armonia con la natura e il mondo tutto e va a finire che si sorprende di cose che effettivamente quando uno ci pensa dice che sì sono proprio sorprendenti. Come ad esempio che sei lì che hai camminato un po' e hai quella voglia che quasi quasi si potrebbe anche mangiare qualcosa se solo ci fosse... e ci sono i mirtilli! Dico, non è stupendo che ci siano i mirtilli? La gente come al solito non ci pensa a queste cose, vede i mirtilli e si immagina che siano una cosa quasi dovuta, non che sia straordinario che una pianta che sta lì proprio accanto a lei produca delle palline  non solo edibili ma anche tanto tanto buone. Ma queste sono le cose belle... poi uno va nel bosco e scopre anche le cose fastidiose, tipo che si ferma a fare le foto e arrivano le mosche in massa, come se fossero state lì in agguato giusto sapendo che stava per passare qualcuno. E allora si dice che sono una scocciatura, che disturbano, ci si chiede perché esistano eccetera. E come spesso accade mi viene da pensare come sarebbe se la mosca avesse dei sentimenti. Ci rimarrebbe male... insomma, il gatto lo sa che oltre che ad alcuni altri gatti piace anche agli uomini ad esempio, lo stesso vale per il cane, il criceto, l'impala, il varano e il bradipo. Ma la mosca... che estimatori può avere a parte i ragni che ne fanno più che altro una questione di gusto in senso papillare? Comunque si vede che lo sa che non piace. Se uno muove una mano verso un cane, magari quello scodinzola e sbava un po'. Sì lo so che se è cattivo morde, ma stiamo parlando di quelli buoni e paciaroni che si fanno accarezzare! La mosca no, vola via. Lo sa già che la si vuole solo schiacciare. Servirebbe un po' più di comprensione anche per questi animaletti fastidiosi e molesti. In fondo non è che han deciso loro di fare le mosche, magari si sarebbero trovate anche meglio ad essere macaoni. 

martedì 15 giugno 2010

E viene già dal cieeeeel...

La neve!!! Ebbene sì, ha nevicato mentre stavo sul Dalsnibba e... ho goduto non poco! Lassù al freddo, tra le nuvole, la visuale prossima allo zero e i fiocchetti che cadevano con una certa insistenza. Mi sono ritrovato con una sensazione di felicità piuttosto inconsueta, nel senso che non era la solita felicità random che quando arriva arriva, era un po' più felice del solito 'sta felicità. E probabilmente i miei turisti si chiedevano ma che caz c'ha da essere così allegra la guida proprio mo' che siamo qui e non si vede nulla? C'ha che è contenta di essere qui a far la guida, semplicemente... perché la Norvegia è quel che volevo per questa estate, lo sapevo già a inizio febbraio ma ora d'improvviso sono svanite tutte le (minuscole) perplessità che mi portavo dietro dal 15 marzo. E sì, è bastata semplicemente una giornata di tempo pessimo.

lunedì 24 maggio 2010

Siam più qui che a Vaux

Sono tornato a Stryn. Ho la stessa camera dell'anno scorso e di due anni fa, ora in più ho una poltrona e un tavolino, manca un armadio che farebbe comodo, è tornato il lenzuolo di Garfield a sostituire quello coi cavalli, si continua a vedere solo un angolo di mare ed il sole non entra mai con quell'arroganza che insomma chi ti ha chiesto di entrare in quel modo? 
Le montagne non sono cadute, le nuvole stan sempre in cielo, ha già piovuto due volte in due giorni (o anche tre ma non lo so se è successo mentre dormivo tra Arlene e Odie) e il fiordo rimane sempre lì come a dire guarda che sono tranquillo, si sforza anche di mostrarsi sempre quieto ma per me sotto sotto gli succedono delle cose inimmaginabili e solo al pensiero che può essere così lo stimo e lo ammiro.

martedì 18 maggio 2010

La caduta dei bottoni

Sono andato all'IKEA nuova. L'IKEA è un posto che ha il suo fascino, ci sono tante cose carucce da vedere poi io ho la passione dei frigoriferi quindi tutte le cucine sono fonte di potenziale soddisfazione. Però la cosa che mi piace di più è il magazzino self service, con quell'odore di legno di mobile nuovo. Se fosse per me, quando si va all'IKEA passerei la maggior parte del tempo tra gli scaffali Billy smontati. Invece ci sono passato giusto perché quel corridoio sta lì prima delle casse. Capisco che ci sia molta gente che non provi alcun entusiasmo per gli scaffali Billy smontati, quindi non insisto neanche. 
L'altro reparto che ha un suo perché è quello dove ci sono le candele, anche se quelle all'anguria non le si trova più e per me erano le migliori. 
Comunque nel titolo si diceva dei bottoni e se mi fermo a parlare dell'IKEA, delle candele e degli scaffali Billy smontati non si capisce il nesso, che effettivamente non c'è perché mentre scrivevo il titolo pensavo ad altro (poi mi son distratto), tipo che a mia nonna non andava molto l'idea di insegnarmi a cucire, anzi non voleva proprio perché era una cosa da femmine e quindi io potevo anche non saperlo fare. Tanto nella vita trovi sempre una femmina che ti attacca i bottoni secondo lei. E che ti lava i piatti, quindi lei era anche contraria al fatto che io lavassi i piatti. Ora, quello non è che è diventato il mio hobby favorito ma quando stavo in montagna le giornate erano luuuunghe e lavare i piatti poteva costituire un discreto diversivo, soprattutto chi lavava i piatti non doveva asciugarli e a me l'asciugatura non è mai piaciuta molto. Ma si era qui per dire dei bottoni, non dei piatti... insomma mia nonna non voleva insegnarmi a cucire e alla fine non me l'ha mica insegnato, ho dovuto fare da solo.

venerdì 7 maggio 2010

Words are very unnecessary

Di tanto in tanto mi capita pure di leggere romanzi. I libri non li compro, preferisco prenderli in biblioteca e non tanto per una questione economica. Un po' anche perché non mi fido delle recensioni, ma neanche questo è il motivo principale. Andare in biblioteca di per sé è già una cosa caruccia. Lo scaffale che conosco meglio è quello delle letterature germaniche e nordiche (chi l'avrebbe mai detto eh!). Mi piace scegliere i libri, è una sorta di rituale breve ma intenso, in genere ne prendo tre per volta (nell'ultima occasione sono arrivato a quattro... mentre la bibliotecaria stava già segnando i prestiti, ho visto la guida alla Norvegia nuova nuova -del 2010- della The rough guide. Facciamo finta di informarci che tra un po' si torna là a lavorare). 
Affinchè un libro venga da me selezionato, deve avere alcune caratteristiche (non per forza queste si devono presentare congiuntamente): 
1-fondamentalmente non deve aver più di 200 pagine perché mi scoccia pensare che ci posso mettere più di un giorno a leggerlo (e non è che mi posso leggere 400 pagine di fila... se riuscissi a concentrarmi così tanto starei ancora studiando all'università!)
2-non deve essere stato estremamente consultato: mettiamo che un libro è stato preso dalla biblioteca nel 2000, se l'han preso in prestito solo tre persone allora la cosa si fa interessante. Anzi, quando trovo un libro che magari non è preso in prestito da cinque o sei anni, mi dico che allora è proprio il caso di leggerlo
3-una pagina deve avere qualcosa di particolare, tipo un moscerino spiaccicato, una sottolineatura a matita, uno strappeto. Così poi quando passerò di lì leggendo, ho un buon motivo per fare una pausa e pensare a come mai quella pagina è così. Ad esempio un paio di settimane fa ho letto "Il venditore di fontane" e su ben due pagine non contigue c'erano chiari segni di pneumatico da bici
4-il titolo deve dire qualcosa... ma questo è un trucchetto che molti scrittori usano apposta. Ci sono dei libri che in realtà hanno solo un bel titolo. Al più magari un bell'incipit, come "Memorie del sottosuolo", o una bella pagina iniziale, tipo "Jerusalem". Ecco, adesso mi tocca divagare un attimino... questo libro che poi è diventato un capolavoro della letteratura scandinava, inizia così: c'è uno che si chiede una cosa tipo quanto sarebbe bello se si riuscisse a essere felici all'ombra di un albero in una giornata di sole con una leggera brezza. Insomma, già che pronti via tiri fuori questa perla, c'era poi davvero tutto 'sto bisogno di scrivere altre 450 pagine? E soprattutto, già che si era nel campo col sole l'albero la brezza e insomma che vuoi di più dalla vita, era proprio necessario andare a Gerusalemme?
5-anche la copertina deve avere un suo perché. Gente disegnata male con una camicia gialla a fiori di pessimo gusto mi piace, ad esempio. Forse perché quel pessimo gusto mi ricorda il mio
6-un periodo in cui è stato scritto che quel giorno che sono in biblioteca mi piace. Una volta può essere che devono essere libri recenti, un'altra devono essere più vecchi. Ultimamente più recenti però
7-e l'autore dove lo mettiamo? Andrà considerato anche lui! Gente che non ho mai sentito nominare va benissimo. Anche se poi scopri che non è 'sto granché. Ma è per quello che i libri li prendo in biblioteca. Così se è una storia che non funziona, io sto a casa mia e il libro torna a casa sua, normalmente senza rancore.

Magari poi è solo una mia impressione, ma ultimamente i libri che sto leggendo finiscono in modo triste o intrinsecamente infelice. A parte quello di Simon Tofield, dove non muore nessuno e alla fine sono contenti sia lui che il gatto. Saran mica le parole a rendere la vita difficile?

lunedì 26 aprile 2010

25 aprile 2010

Le vent souffle sur les tombes
La liberté reviendra
On nous oubliera
Nous rentrerons dans l'ombre.

venerdì 23 aprile 2010

Ready for excellence? Aber auch nein

Dunque si era rimasti che ero stato preso per il corso dopo le selezioni eccetera. Ecco, il corso nel frattempo l'ho iniziato, portato avanti e pure terminato e tanto che c'ero sono anche tornato a casa dopo una vacanzina che potevo anche non fare ma tanto non avevo fretta di tornare a casa e allora l'ho fatta.
Il corso è stato fichissimo e divertentissimo... no, scherzo, se anche non l'avessi fatto era uguale, però mi sono divertito lo stesso un bel po', nel senso che al corso no ma oltre sì, diciamo quindi un divertimento fuoricorso. Se non altro sono stati selezionati dei tipi simpatici come compagni d'avventura. Cioè non proprio tutti ma alcuni sì e quelli che finiscono nell'insieme nominato alcuni sì li porterò con prudente stima e acerbo affetto nel mio cuore. Gli altri non si meritano manco quello.
Allora, 'sto master chiamato Ready for excellence costituivasi di varie fasi: all'inizio fu il compass, detto anche lavaggio del cervello per entrare in ottica aziendale. Dopo le prime otto ore, avevo una gran voglia di andare a Berlino. Anche dopo le seconde otto, ma un po' di meno. Ho dovuto però andare dal parrucchiere a spuntare i capelli di altri 20 centimetri, perché al giorno d'oggi le brave persone le distinguono per la barba rasata di fresco e per un taglio deciso della chioma. E pensare che c'è chi per essere migliore i capelli se li fa anche trapiantare.
Comunque il regolamento Costa prevedeva sto taglio e io che in fondo sono una persona che esegue gli ordini, mi sono adeguato pur non capendo. Fondamentalmente, la prima settimana si può riassumere così. A seguire, test sui danni provocati dall'alcol, dalla droga e dagli stracci unti delle sale macchine se non fai le cose per benino.
Ah, al termine della prima giornata mi sono chiesto perché non mandare la conferma di lavoro in Norvegia e mi sono risposto perché forse ho voglia di fare una cazzata e allora la inviai perché dentro di me sapevo che non avevo voglia di fare una cazzata.
Seconda settimana: abbiamo iniziato a parlare di come fare le cosine per bene (non mi ricordo cosa, ma doveva essere qualcosa di utile... forse è in quel periodo che si è anche detto cosa dovrebbe fare una guida turistica). Nel contempo si è iniziato il corso di tedesco base per tour escort: guten Morgen, wie geht es Ihnen? Wie kann ich Ihnen helfen? Ach so, hundert acht Euro ingesamt und Mittagessen ist nicht inbegriffen. In ordnung Herr Rottwailer, ich wünche Ihnen einen schönen Ausflug nach Borocunbede. Tchüss.

---Inizio intermezzo utilitaristico---

Le cinque cose più utili imparate durante il corso

1-il segreto dello sgamuffo
2-l'apertura della birra tramite forchetta
3-ciao in hindi si dice namaste
4-a Taranto il controllore c'è sempre
5-"a volte" a volte è una risposta giusta

###Fine intermezzo utilitaristico###

 
Successivamente si è imparato come cercare di non rendere i soldi al cliente che si lamenta (giusto: la prossima volta si faccia le vacanze a Bergeggi così non avrà da lamentarsi che il tour non è stato di suo gradimento). Abbiamo anche visto un monte di documenti che fosse sempre così in ogniddove l'utilizzo della carta, l'Amazzonia sarebbe già completamente spianata.
Pausa Napoli per visita alla Costa Europa: saltata causa incidente della medesima in quel di Sharm el Sheik.
La settimana finale del corso s'è tenuta a Taranto per fare il corso antincendio e di sopravvivenza in mare, tipo bevi poco e risparmia le energie che se coi moderni mezzi non ti beccano sei proprio sfortunato, ma tanto tanto. Insomma, qualcuno se ne accorgerà se un bestione con 4000 persone a bordo da un momento all'altro non c'è più no?
Ma a proposito degli incendi, mi vorrei vantare un attimo delle mie prestazioni in quanto spegnitore di fuochi con l'estintore. Fine del vanto.
Poi si è tornati a Civitavecchia, giornata di prova coi turisti ma a me han dato il caccavella tour quindi ovviamente è andato tutto bene. Descrizione del tour assegnatomi: Roma in libertà, sei ore in cui fanno quel che vogliono. Ci manca che vengano a crearti un problema quando possono decidere in completa autonomia come passare la giornata.
Fine della prova pratica, inizio della prova scritta il giorno seguente. Esame passato con un voto basso ma pur sempre oltre la soglia minima. Quindi tuttapposto? Ahah, suspence. O suspance, non ricordo.
---Inizio intermezzo ripetitivo---

Le tre parole chiave

1-Eh
2-Sgamuffo
3-Dispatch

Le tre frasi chiave

1-Ma anche no
2-E se poi te ne penti?
3-Ma che davero?

###Fine intermezzo ripetitivo###

 
Ai fini del superamento del corso oltre all'esame necessitavasi della valutazione della tutor, che doveva essere superiore a punti 60. Causa atteggiamento troppo critico e non in linea con le linee guida della compagnia, mi sono ritrovato un 56, che secondo me è in realtà più causa del fatto che volevo fare un altro lavoro quest'estate ma questa è un'opinione mia che magari si dissocia da eventi realmente accaduti. Ma anche no. 

Solo me ne vo per la città

In questo periodo vado in giro per il mio paese più del solito. Se ne scoprono sempre delle belle. Per dirne una... ho sperimentato che è estremamente difficile fare il giro di Melegnano passeggiando esclusivamente sui bordi dei marciapiedi. Non perché questi siano consunti... beh, alcuni sì ma ci si starebbe su lo stesso... è che ci parcheggiano su. E poi ci sono tutti questi pali & paletti per impedire di parcheggiarci su. Insomma, uno esce con l'idea di fare l'equilibrista sui bordi, ma il suo sogno viene spezzato al terzo isolato in cui passa. Già che uno esce con questo intento poi è meglio farlo la sera... quindi preferisco quando fa buio che ci sono meno persone in giro. In realtà mi fa anche un enorme piacere uscire, stare in giro un'ora e mezza o due e non vedere nessuno di conosciuto. Non so perché... però nel frattempo penso anche che qui ci sono quasi nato, definitivamente vissuto per anni e anni. Ma è come un guscio che ha perso quel che c'era dentro... dove sono quelli che sono cresciuti con me? Ma soprattutto... chi erano? E chi sono adesso?

---Inizio intermezzo preferenziale---

I miei cinque posti preferiti quando flanöreggio
  • la stazione
  • il parco
  • la piscina
  • Via Giardino
  • dove ci sono i conigli
###Fine intermezzo preferenziale###
Quando esco, per evitare di farmi i fatti altrui, che è una cosa a cui tendo -no, qui devo fare un inciso: non mi faccio i fatti altrui veri, ma inventati, tipo che passa uno e io mi convinco che sta andando ad esempio in banca perché ha l'imbianchino da pagare e si è scordato di prelevare il giorno prima- ascolto musica. Che poi è quasi sempre la stessa... io carico il lettore mp3 con un monte di canzoni, ma i tre quarti o più poi li salto. Ci sono comunque tre diverse playlist: la prima che è la tristissima, la seconda che è l'incazzusa, la terza che è la chissenefotte. La chissenefotte consiste nel fregarsene della canzone selezionata random e ascoltarla anche se non se ne ha voglia. L'incazzusa comprende invece roba tipo Slayer, Rotting Christ, Soulfly e un po' di punkettoni drogati. La tristissima ha dentro robe che di loro magari non sono neanche tristi ma che di mio lo sono.
Talvolta, a sorpresa, non c'è musica, preferisco ascoltare la strada e gli appartamenti. E passarci magari verso la sera quando là va di moda cenare. Così che si sentono i bicchieri, le posate, i piatti, i titoli del tg dai televisori degli anziani mezzi sordi. Questo dà da pensare, perché conosco le case e le loro vite senza neppure sapere chi ci abita davvero lì dentro. Vedo le lenzuola rosa e i maglioni pesanti appesi ad asciugare, il cane fuori sul balcone... so pure i loro gusti, ma non so che faccia abbiano. A volte tutto ciò mi inquieta. A volte invece no. 

venerdì 9 aprile 2010

DY1877

La primavera non è una stagione proprio bella bella bella per vari motivi. Riassumendo però li si può racchiudere in due punti: inizia a fare mooolto caldo e arrivano le allergie. Questi elementi combinati insieme portano un po' di tristezza nel mio cuore e abbondante acqua nel mio naso. Lo starnutire causa polline vario non è comunque la sofferenza peggiore e neanche lo è l'occhio che si infiamma e prude. Ciò che non sopporto è quel fastidio al palato che non passa neanche dopo aver succhiato le caramelle Ricola alle erbe aromatiche che hanno solo negli orti svizzeri perché nel resto del mondo sono estinte. I pollini già di loro iniziativa girano abbastanza nell'aria (giustamente eh, altrimenti come fanno a impollinare), poi qualcuno pensa bene di dar loro un passaggio falciando i prati. Ecco, il grooming non riguarda solo gli umani, gli umanoidi e le scimmie spulcianti, ma anche i giardini. Perché se uno spicchio di prato tra seimila metri quadri di cemento presenta l'erba alta, non sta bene. Non è curato, la gente passa di lì e pensa "con un prato messo così, chissà che barbonerie avvengono in quella casa". E allora giù di tagliaerba... che già 'sti poveri fili d'erba me li immagino che crescono depressi, così come le margherite, che si sviluppano anche con un po' di cautela, zitte per non dare troppo nell'occhio... che lo sanno, ci sono quelle leggende che circolano anche tra i fiori, sui loro antenati e su come perirono inermi sul campo a migliaia la primavera precedente. Erano lì, durante una giornata di sole, a godersi l'arrivo della bella stagione, nati da pochi giorni magari. Era da mesi e mesi che il giardino era color terra. E appena si colorò un po', che successe? Arrivò il giardiniere che tagliò via tutto. Una strage. La margherita è un fiore psicologicamente fragile, se cresce in città. Poi anche se vive in un prato adibito a pascolo rischia molto di essere travolta da una pecora di passaggio, mangiata da una capretta o cacata da una mucca, ma questa è la dura legge della natura. Ok, anche l'essere falciata fa parte della dura legge della natura, che ha fatto sì che la razza umana a un certo punto sentisse il fortissimo bisogno di avere un giardino bello e ordinato. Ma secondo me è più frustrante finire tritato che non mangiato dalla capra. Comunque l'uomo ha proprio questa tendenza di importunare qualsiasi cosa esistente viva o non viva che sia: lancia i sassi in acqua, perfora le montagne, drena le paludi, schiaccia le zanzare, avvelena i topi, dà fuoco agli alberi e poi va beh ci sono milioni di esempi ma il succo è questo: anche per i vegetali a volte è un mondo difìcile.
Ma tutto 'sto parlare di un argomento tanto affascinante quanto poco sentito dalla popolazione mondiale, perché? Solo per dire una cosa che non c'entra una beata fava, ossia che però la primavera, pur non essendo una stagione proprio bella bella bella per vari motivi, ha anche un lato positivo: arriva in un momento dell'anno che poi viene maggio, che significa che si torna in Norvegia. Precisamente il 21, alle ore 16.10 in caso non si faccia ritardo.

lunedì 8 febbraio 2010

Via dalla nebbia

Sì, parto un'altra volta. A sto giro, si va a Civitavecchia (partenza stasera da Genova, con il caro ICN...) a fare un corso di formazione, perché magia delle magie sono riuscito non solo a ottenere un colloquio, ma anche a superarlo. Il mio abaco mi dice che dovrei guadagnare 744 euro in cinque settimane. Guadagnare... considerando che già sono andato due volte laggiù a fare prima lo scritto e poi l'orale, che dovrò prendere casa e che non ho ben capito se mi toccano pure le spese di trasferimento per la parte del corso che si terrà a Taranto, diciamo piuttosto che sarà un contributo alle spese. 3 euro all'ora. Meglio che niente comunque e qui non avevo altro da fare, quindi va bene così.
Comunque dicevo che ho superato il colloquio... ma non è che bisognasse essere supereroi eh. Io mi ritengo vagamente intelligente in certi campi, piuttosto scemo in altri, decisamente pirla in altri ancora. Epperò c'è gente che proprio non ce la fa... insomma, alla prima selezione eravamo in centoepiù, ne sarebbero passati sessanta. Test a risposta multipla, roba facile, devi giusto sbagliare la compilazione del foglio risposte per fare un disastro. E infatti c'era chi faceva crocette invece di cerchietti o annerimenti invece di crocette. Dopo pedanti ripetizioni sul come compilare il tutto. Così già dopo la prima delle tre prove mi ero convinto che almeno all'orale ci sarei arrivato.
Il secondo turno eliminatorio vedeva cinquantacinque partecipanti al via (cinque erano rimasti a casa a dormire forse), i primi venti avrebbero ottenuto il pass per 'sto corso. Ah, che è un corso per fare il tour escort eccellente sulle navi della Costa. La mia prova è stata facile facile, praticamente mi han chiesto parla in svedese senza che tanto lo capiamo, cosa fai in caso di ritardo grosso spiegacelo colla penna che fa da microfono, fai finta che io sono la moglie di un morto in tour e mi devi comunicare la vedovanza, ahora hablamos en español tienes que vender una 
excursión a una señora española, ok now in English tell me a place you visited last year not Norway. La parte più difficile era comunicare la vedovanza, che spesso è brutta anche quando sei a casa ma soprattutto quando sei via anche se poi così la signora può essere giustificata se dice che vacanze di merda.

domenica 31 gennaio 2010

Chi deve fare un lungo viaggio in treno in Italia e non vuole/può spendere un milione di euro per arrivare da Milano a Roma in 20 minuti, ma è disposto a metterci 12 ore pur di pagare meno di 60 euro, ha un grosso amico: l'intercity notturno, chiamato anche ICN. Prendere questo tipo di convoglio è un'esperienza che va oltre il comune viaggiare. Ogni volta la sorpresa è assicurata. A me è successo di dover andare a Civitavecchia martedì scorso e pur aspettandomi ormai di tutto, non avevo immaginato ad esempio che mi potesse capitare di condividere lo scompartimento con due nigeriani e un sudanese con un grosso desiderio di ascoltare musica africana a tutto volume. Fino all'una e trentacinque circa. Non che poi la loro sete di ritmo si fosse placata, piuttosto gli agenti della Polfer sono stati abbastanza convincenti. Devo dire che però i miei tre compagni d'avventura erano molto gentili e cordiali: whisky e birra erano a disposizione ogni volta che volevo.
Al ritorno invece i sei posti erano tutti occupati, nessuno parlava eppure non si riusciva a dormire. Sarà stato per il calorifero tarato su una temperatura che avrebbe fatto sentire a casa gli abitanti della Death Valley? O il fatto di aver avuto seduto accanto un boiler truccato da donna che strabordava anche nel mio spazio vitale? Oppure c'entrava qualcosa il simpatico Briciola, carlino che rantolava ai miei piedi e aveva quel bell'aroma pungente di cane che non viene lavato da due anni?

Comunque chi viaggia con l'Intercity Notturno si basa anche su alcune sicurezze. Ci sono delle cose o delle situazioni che non mancano mai mai mai, eccone un piccolo elenco...

1-IL PASSEGGERO TIPO
Essendo un viaggiatore che utilizza un ICN, è abbastanza povero. Quindi un immigrato, uno studente, un disoccupato o un vecchio che è andato a trovare il nipotino. Attenzione però: su ogni vagone c'è anche almeno una madre con figlio appena nato da mostrare ai genitori. Il figlio appena nato piange a intervalli regolari che coincidono con i momenti di sonno di tutti gli altri ospiti della carrozza.  
Il passeggero tipo è dotato di un grande bagaglio, normalmente un borsone un po' sfatto del peso di 50-60 kg che ha preso un po' la forma dell'apposito vano portabagagli, ideato in realtà per portare borse della grandezza di un Invicta Jolly. 
Nei treni in questione non c'è la carrozza ristorante, quindi ogni viaggiatore si porta scorte di cibo e bevande da terra. Ovviamente cose economiche, quindi al primo posto nella lista dei consumi troviamo gli hamburger del McDonald, che vengono sbranati in un minuto ma la loro essenza è destinata ad aleggiare nell'aria per almeno metà del viaggio. Aprendo il posacenere di un qualsiasi scompartimento vi si noterà la presenza di almeno una fettina di cetriolino in salamoia. Non di rado accanto al cetriolino si può trovare anche una pozza di salsa da kebab, altro spuntino molto amato dal passeggero tipo.
Per quanto riguarda le bevande, al primo posto c'è l'acqua in bottigliette da mezzo litro, seguono i superalcolici e completa il podio la Coca Cola (che spesso accompagna l'hamburger). Il passeggero medio adora trangugiare il suo bicchiere maxi di coca, ma ancor di più emettere boati che si sentono dalla carrozza 3 alla carrozza 9.
A proposito di rumori notturni, è ormai provato che non esiste scompartimento in cui non ci sia almeno una persona che russi in modo alquanto molesto, possibilmente a bocca spalancata.

2-IL POSTO A SEDERE
Si può salire sul treno con quaranta minuti d'anticipo dalla città da cui partirà per affrontare il lungo tragitto, ma è matematico che il proprio posto a sedere sarà già occupato da un'altra persona. Il 70% delle volte si tratta di uno straniero che non capisce una parola d'italiano, il 27% è costituito da un italiano di cui non si capisce una parola e infine nel 3% dei casi si incontra una persona che occupa il posto sbagliato appositamente, col chiaro intento di buttarla in rissa per passare così le lunghe ore di viaggio. 
Quasi sempre chi è seduto al nostro posto ci dirà che quello è il suo posto. Dopo aver mostrato all'abusivo il nostro biglietto che dice chiaramente posto 54 vagone 6, egli ci mostrerà seccatissimo il suo. Che dice posto 54 vagone 7. In una ventina di minuti probabilmente si riuscirà a fargli capire che il posto giusto è semplicemente nella carrozza successiva.
Chi occupa il nostro posto a volte semplicemente vuole evitare il suo posto, ossia lo scomodissimo sedile centrale. Una volta beccato, spera di trovare un pollo che gli dica "non si preoccupi, possiamo stare così".
Il rissoso appartiene a una categoria a parte e appena gli rivolgi la parola parte col suo torpiloquio. La frase tipica è "sono salito prima io, il posto è mio, cazzi tuoi". Inutile sperare di fargli capire il concetto di prenotazione, spesso occorre pazientare e attendere l'arrivo del controllore (e più avanti vedremo che l'attesa magari non sarà proprio corta). Al suo arrivo, il controllore si prenderà gli insulti al posto tuo.
Si diceva poco più in alto della scomodità del sedile centrale. Infatti verso il centro convergono le gambe di tutti i passeggeri, quindi non è possibile distendere le proprie. Nel caso vi vendessero uno dei due posti lato corridoio, il pericolo vero è uno solo: avere un compagno di viaggio che sarebbe il perfetto testimonial di quanto Uliveto e Rocchetta siano diuretiche.
Il posto preferibile dunque è quello accanto al finestrino... dovessero assegnarvi quello, l'unico rischio è quello di trovarsi di fronte un giocatore di pallacanestro alto almeno un metro e novantotto.
Nel caso sia andata bene con il posto e si riesca a trovare una posizione comoda, non è detto che non insorga qualche problema: tipo aver accanto la coppietta che amoreggia fino alle 4 o una coppia di amici che non sa cosa sia il silenzio e quindi conversa di tutto per tutta la notte, rimembrando i tempi dell'istituto serale quando si era bocciati per quattro volte di fila per finire a parlare di quanto sia forte Quaresma, elencando pure tutti i seggiolini che il portoghese ha divelto a colpi di trivela.

3-IL BAGNO
Il bagno è uno dei posti più misteriosi di un treno notturno. Se ne trova uno funzionante ogni 4-5 carrozze. Funzionante significa che non ha la porta sigillata. Ovviamente la porta può essere a sua volta funzionante o rotta. Nel primo caso, ci sarà una fila lunghissima e appena ti volterai, qualcuno ti soffierà il posto. Nel secondo caso, il gabinetto pare un luogo adatto a un eremita: non si scorge anima viva. L'anima viva però si scorgerà non appena ci si è, come dire, messi all'opera. Inutile fischiettare o canticchiare per far capire che il bagno è occupato.

4-IL CONTROLLORE
Trattasi di un uomo chiaramente vittima di grande insonnia. Si presume abbia anche una notevole capacità nel campo della statistica: infatti egli passa a chiedere i biglietti una sola volta, qualsiasi sia il tragitto, conoscendo evidentemente il momento esatto in cui tuuuutti i passeggeri sono presenti sul treno. Tale momento generalmente corrisponde alle tre di notte. 
Attorno al controllore sono sorte tantissime leggende, alcuni dicono che appaia giusto per il controllo dei biglietti e poi sparisca nel nulla fino al viaggio successivo. 

5-LA STAZIONE
Non dimentichiamoci che in fondo il viaggio inizia e finisce proprio qui. Il viaggiatore notturno spesso deve prendere il proprio ICN in orari non proprio confortevoli, ad esempio se partendo da Livorno dobbiamo essere a Napoli la mattina per le otto e mezza dovremo farci trovare pronti al binario alle 2.40. Il problema principale è uno: dove passare l'attesa? Eh sì, per evitare che i barboni e i drogati vadano a dormire al caldo, in un orario variabile compreso tra le 20 (nelle stazioni più piccole) e le 23 tutte le sale di attesa vengono chiuse. Così ci tocca aspettare fuori al freddo o andare in un McDonald. Alcuni si comprano gli hamburger lì proprio per questo motivo. Altri invece fanno finta di essere lì ad aspettare un amico e poi se ne vanno poco prima che parta il loro treno, fingendo pure di essere scocciati perché l'amico non si è fatto vedere. Del resto, l'hanno aspettato dalle 23 alle 3!