mercoledì 28 settembre 2011

Dieciscatti

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Io che un tempo t'avevo dato un sogno da dipingere, ma tu non sai neanche disegnare e volevi incaricarti di dipingere i sogni degli altri. Non sapresti neanche fare un bozzetto dei tuoi, ti ci vorrebbe l'eternità. Per sempre per sempre... che neanche te lo puoi immaginare cosa voglia dire per sempre, come se potessi davvero far passare una notte semieterna di tre trilioni di generazioni ed essere ancora lì ad aspettare... quando non valeva davvero la pena di essere così pazienti. Se dici per sempre, mi stai mentendo. Piangi e vuoi che il mondo intero pianga con te... ma al mondo intero non gliene frega nulla della tua tristezza, neanche al mondo parziale. Forse a una, due o poche più persone. Di te e dei tuoi pianti, di te che non sapresti neanche disegnarla, una lacrima.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-La gente che parla del mare e lo descrive senza usare le parole opportune, vede le onde e pensa che sia tutto normale, che non ci sia niente sotto, non ci mette dentro la testa forse per la paura di affogare o per non vedere i mostri, che nessuno li vede mai. Il mare da sopra è come se fosse piatto non si sa nemmeno dove sta il fondale. Non si sa come quando tu vedi me e non sai cosa c'è dentro, come quando io vedo te e non so cosa c'è dentro. Ma io per un attimo l'ho saputo perché in quell'attimo c'ero dentro di te e ho messo la testa nel tuo mare, tu invece non l'hai saputo cosa c'è dentro, nell'attimo in cui c'eri dentro anche tu non hai capito, non hai fatto attenzione, non hai messo la testa nel mio mare, ma quando tu entri dentro di me devi sempre fare attenzione, non puoi improvvisare e potevi dire vaniglia, verde o anche un semplice bel suono e invece hai guardato solo le apparenze e m'hai detto "che bravo".

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-L'inutilità dei nomi, perché Mathilda forse si chiamava in un altro modo ma non gliel'ho chiesto e mai glielo chiederò, sarà difficile incontrarsi un'altra volta ma rimarrà il cristallo di un ricordo che sarà per sempre bello, quando non ci si rivede una seconda volta non si rischia di fare una cattiva impressione dopo quella iniziale, neanche se stai parlando di una gatta.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Ci sono lucertole, lucertole ovunque ma non le posso defenestrare, sono più grosse delle finestre, non riescono a passare. Se tolgo gli infissi potrebbero passarci a filo, appena appena. Ma perché la gente non vuole quattro, cinque, sei lucertole giganti in casa questo rimane un mistero. Che d'estate mangiano le zanzare e d'inverno se non c'è di meglio mangiano te.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Ho visto te che te ne sei andata e stavolta non ritorni davvero, ma almeno vuoi chiuderle le porte quando te ne vai? No perché già lasci sempre accesa la luce, ma almeno le porte chiudile. O mi va bene anche il contrario se ti è più facile da ricordare: spegni la luce e lascia aperte le porte. Chiudi la luce e spegni le porte, se ti va. Ma la luce aperta e la porta accesa non si può fare, perché altrimenti vuol dire che ce l'hai proprio con me e non mi merito un'attenzione negativa, giuro che mi accontento di tutto quel che mi hai lasciato. Di tutti i lamponi che ho rivisto, e sono tanti, non ce n'è stato più nessuno che sapesse di elastico e non credo ne troverò altri facilmente. Mi manchi e mi manco anch'io quando non ascolto la tua voce.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-C'era una limaccia bianca il suo sangue era marrone strisciava poco convinta con un legno infilato quasi al centro del suo corpo. Perché la gente quando vuole è molto cattiva con la limaccia, ci puoi buttare su del sale per farla sciogliere, ma te lo immagini come può essere morire sottosale? Perché un uomo qualunque in croce fa notizia e passa alla storia come figlio di dio, mentre una limaccia impalata me la ricordavo solo io, col suo sangue marrone. Strisciava poco convinta, ma con un ramo infilato nella schiena io non saprei neanche fare quello.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Uno che per qualche motivo si deve conoscere e allora ha in mente che bisogna fare domande, tipo "a casa tutto bene? com'è andata quest'estate? e ora quando riparti? tuo nonno come sta?". Ma io nonni non ne ho più
uno da tanto e uno da meno ma comunque abbastanza tempo e a te cosa importava di gente che non sai neppure come si chiamava? Che poi se ti chiedo qual è il mio nome non sai neppure la risposta, io non mi sono mai permesso di chiederti come stavano i tuoi morti, o come stavi tu quando avevi voglia di morire e i tuoi morti li invidiavi anche.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Un tempo c'era una finestra, proprio lì davanti a me. Ci potevo vedere il vuoto, se stavo basso basso era solo cielo. Come si faceva un tempo a vivere così? Io vedevo il cielo e avevo tutto il tempo per pensare. Io mi permettevo il lusso di avere il tutto il tempo per pensare e non avere pensieri. Avevo una finestra e c'era pure la tenda, ma non serviva. Anche ora ho una finestra, che però mi sta di lato. Ha una tenda, serve. Serve perché il colore è cambiato, a me piace anche il viola ma non è spontaneo di notte.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Quei libri che ti  parlano della Turchia che io non ho mai letto. E anche lei che mi parla della Turchia, quanto dev'essere bella Smirne. Io non lo so e non mi interessa saperlo, di mio a Smirne per il momento non ci vado e non vado neanche da lei, nè andremo un giorno insieme a Smirne. Non fa per me e non fa per lei con me, forse fa per lei con un altro o per lei anche da sola. Se vuole fuggire un'altra volta da me o da se stessa sa che può anche andare là. A me per fuggire da lei può bastare stare qua.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Un'ape. O una vespa, non le so distinguere. Era grande, la più grossa che abbia mai visto. Non volava, camminava e basta. Sarà stata lunga circa cinque centimetri. Andava da una parte all'altra del muretto. Però non avevo gli occhi chiusi, avevo gli occhi aperti. L'ho vista davvero. Ogni tanto mi succede di vedere anche la realtà.
 

martedì 20 settembre 2011

Hey zuccherino!

Tempi bui questi tempi moderni. C'è crisi, l'economia va a rotoli, la gente si vuole male e va a finire che pure quando s'esce col sole d'improvviso piove. Questo però ci fa capire che potrebbe andare molto peggio all'uomo medio. Tipo che invece di essere un po' così, ricoperto di un tessuto piuttosto impermeabile, potrebbe essere addirittura idrosolubile. 
-Toh, inizia a piovere!
+Merda, non ho l'ombrel... aaaaah! 
E il cervello si fa liquefatto. 
-Oh, attento alla pozzanghera!
+Dov... aaaah!
Sciolto un alluce. Dev'essere un gran fastidio. 
-Avrei proprio voglia di un bel bicchiere d'acqua, ma poi mi si sfonda la gola e perdo la lingua. Va beh, starò qui all'ombra a morire di sete, va.
Questo non sarà il migliore tra i possibili mondi, ma probabilmente non è neanche il peggiore. 

giovedì 1 settembre 2011

Driiiiiin

Pare essere molto tardi, la sveglia suonerà presto e non ho così tanta voglia di pensare bene bene a quel che avevo in mente di scrivere. Però è anche l'ultima sera che sto a Stryn, da domani si finisce il lavoro e si torna ad essere dei disoccupati... valeva dunque la pena passare di qui e lasciare un segnetto immortale, anche se non c'entra nulla con i propositi che appunto avevo*. Sono diverse le cose che volevo scrivere in tutto questo tempo, poi uno si mette a fare l'uncinetto, a montare le mensole, a fare m'ama non m'ama e alla fine passano tutte le giornate a disposizione. Volevo scrivere un'autocelebrazione per i miei trent'anni, volevo scrivere di quelle porte che se la luce rimane accesa è meglio il buio, volevo scrivere delle zecche che in fondo sono obbligate ad appicicarcisi, volevo scrivere che bello che bello finalmente sono senza pensieri tristi, o più semplicemente senza pensieri, perché pensare fa male e allora chi ce lo fa fare. Poi le cose cambiano, arriva settembre, i pensieri ritornano, i trent'anni ormai sono compiuti da troppo tempo, solo la luce che rimane accesa dietro le porte continua a fare male e quindi può essere che la prossima volta si dica qualcosa di quello.

*=questo però va sicuramente sottolineato: il proposito principale del 2010, ossia compiere 30 anni, è stato raggiunto quasi senza problemi. Evvai!