domenica 31 gennaio 2010

Chi deve fare un lungo viaggio in treno in Italia e non vuole/può spendere un milione di euro per arrivare da Milano a Roma in 20 minuti, ma è disposto a metterci 12 ore pur di pagare meno di 60 euro, ha un grosso amico: l'intercity notturno, chiamato anche ICN. Prendere questo tipo di convoglio è un'esperienza che va oltre il comune viaggiare. Ogni volta la sorpresa è assicurata. A me è successo di dover andare a Civitavecchia martedì scorso e pur aspettandomi ormai di tutto, non avevo immaginato ad esempio che mi potesse capitare di condividere lo scompartimento con due nigeriani e un sudanese con un grosso desiderio di ascoltare musica africana a tutto volume. Fino all'una e trentacinque circa. Non che poi la loro sete di ritmo si fosse placata, piuttosto gli agenti della Polfer sono stati abbastanza convincenti. Devo dire che però i miei tre compagni d'avventura erano molto gentili e cordiali: whisky e birra erano a disposizione ogni volta che volevo.
Al ritorno invece i sei posti erano tutti occupati, nessuno parlava eppure non si riusciva a dormire. Sarà stato per il calorifero tarato su una temperatura che avrebbe fatto sentire a casa gli abitanti della Death Valley? O il fatto di aver avuto seduto accanto un boiler truccato da donna che strabordava anche nel mio spazio vitale? Oppure c'entrava qualcosa il simpatico Briciola, carlino che rantolava ai miei piedi e aveva quel bell'aroma pungente di cane che non viene lavato da due anni?

Comunque chi viaggia con l'Intercity Notturno si basa anche su alcune sicurezze. Ci sono delle cose o delle situazioni che non mancano mai mai mai, eccone un piccolo elenco...

1-IL PASSEGGERO TIPO
Essendo un viaggiatore che utilizza un ICN, è abbastanza povero. Quindi un immigrato, uno studente, un disoccupato o un vecchio che è andato a trovare il nipotino. Attenzione però: su ogni vagone c'è anche almeno una madre con figlio appena nato da mostrare ai genitori. Il figlio appena nato piange a intervalli regolari che coincidono con i momenti di sonno di tutti gli altri ospiti della carrozza.  
Il passeggero tipo è dotato di un grande bagaglio, normalmente un borsone un po' sfatto del peso di 50-60 kg che ha preso un po' la forma dell'apposito vano portabagagli, ideato in realtà per portare borse della grandezza di un Invicta Jolly. 
Nei treni in questione non c'è la carrozza ristorante, quindi ogni viaggiatore si porta scorte di cibo e bevande da terra. Ovviamente cose economiche, quindi al primo posto nella lista dei consumi troviamo gli hamburger del McDonald, che vengono sbranati in un minuto ma la loro essenza è destinata ad aleggiare nell'aria per almeno metà del viaggio. Aprendo il posacenere di un qualsiasi scompartimento vi si noterà la presenza di almeno una fettina di cetriolino in salamoia. Non di rado accanto al cetriolino si può trovare anche una pozza di salsa da kebab, altro spuntino molto amato dal passeggero tipo.
Per quanto riguarda le bevande, al primo posto c'è l'acqua in bottigliette da mezzo litro, seguono i superalcolici e completa il podio la Coca Cola (che spesso accompagna l'hamburger). Il passeggero medio adora trangugiare il suo bicchiere maxi di coca, ma ancor di più emettere boati che si sentono dalla carrozza 3 alla carrozza 9.
A proposito di rumori notturni, è ormai provato che non esiste scompartimento in cui non ci sia almeno una persona che russi in modo alquanto molesto, possibilmente a bocca spalancata.

2-IL POSTO A SEDERE
Si può salire sul treno con quaranta minuti d'anticipo dalla città da cui partirà per affrontare il lungo tragitto, ma è matematico che il proprio posto a sedere sarà già occupato da un'altra persona. Il 70% delle volte si tratta di uno straniero che non capisce una parola d'italiano, il 27% è costituito da un italiano di cui non si capisce una parola e infine nel 3% dei casi si incontra una persona che occupa il posto sbagliato appositamente, col chiaro intento di buttarla in rissa per passare così le lunghe ore di viaggio. 
Quasi sempre chi è seduto al nostro posto ci dirà che quello è il suo posto. Dopo aver mostrato all'abusivo il nostro biglietto che dice chiaramente posto 54 vagone 6, egli ci mostrerà seccatissimo il suo. Che dice posto 54 vagone 7. In una ventina di minuti probabilmente si riuscirà a fargli capire che il posto giusto è semplicemente nella carrozza successiva.
Chi occupa il nostro posto a volte semplicemente vuole evitare il suo posto, ossia lo scomodissimo sedile centrale. Una volta beccato, spera di trovare un pollo che gli dica "non si preoccupi, possiamo stare così".
Il rissoso appartiene a una categoria a parte e appena gli rivolgi la parola parte col suo torpiloquio. La frase tipica è "sono salito prima io, il posto è mio, cazzi tuoi". Inutile sperare di fargli capire il concetto di prenotazione, spesso occorre pazientare e attendere l'arrivo del controllore (e più avanti vedremo che l'attesa magari non sarà proprio corta). Al suo arrivo, il controllore si prenderà gli insulti al posto tuo.
Si diceva poco più in alto della scomodità del sedile centrale. Infatti verso il centro convergono le gambe di tutti i passeggeri, quindi non è possibile distendere le proprie. Nel caso vi vendessero uno dei due posti lato corridoio, il pericolo vero è uno solo: avere un compagno di viaggio che sarebbe il perfetto testimonial di quanto Uliveto e Rocchetta siano diuretiche.
Il posto preferibile dunque è quello accanto al finestrino... dovessero assegnarvi quello, l'unico rischio è quello di trovarsi di fronte un giocatore di pallacanestro alto almeno un metro e novantotto.
Nel caso sia andata bene con il posto e si riesca a trovare una posizione comoda, non è detto che non insorga qualche problema: tipo aver accanto la coppietta che amoreggia fino alle 4 o una coppia di amici che non sa cosa sia il silenzio e quindi conversa di tutto per tutta la notte, rimembrando i tempi dell'istituto serale quando si era bocciati per quattro volte di fila per finire a parlare di quanto sia forte Quaresma, elencando pure tutti i seggiolini che il portoghese ha divelto a colpi di trivela.

3-IL BAGNO
Il bagno è uno dei posti più misteriosi di un treno notturno. Se ne trova uno funzionante ogni 4-5 carrozze. Funzionante significa che non ha la porta sigillata. Ovviamente la porta può essere a sua volta funzionante o rotta. Nel primo caso, ci sarà una fila lunghissima e appena ti volterai, qualcuno ti soffierà il posto. Nel secondo caso, il gabinetto pare un luogo adatto a un eremita: non si scorge anima viva. L'anima viva però si scorgerà non appena ci si è, come dire, messi all'opera. Inutile fischiettare o canticchiare per far capire che il bagno è occupato.

4-IL CONTROLLORE
Trattasi di un uomo chiaramente vittima di grande insonnia. Si presume abbia anche una notevole capacità nel campo della statistica: infatti egli passa a chiedere i biglietti una sola volta, qualsiasi sia il tragitto, conoscendo evidentemente il momento esatto in cui tuuuutti i passeggeri sono presenti sul treno. Tale momento generalmente corrisponde alle tre di notte. 
Attorno al controllore sono sorte tantissime leggende, alcuni dicono che appaia giusto per il controllo dei biglietti e poi sparisca nel nulla fino al viaggio successivo. 

5-LA STAZIONE
Non dimentichiamoci che in fondo il viaggio inizia e finisce proprio qui. Il viaggiatore notturno spesso deve prendere il proprio ICN in orari non proprio confortevoli, ad esempio se partendo da Livorno dobbiamo essere a Napoli la mattina per le otto e mezza dovremo farci trovare pronti al binario alle 2.40. Il problema principale è uno: dove passare l'attesa? Eh sì, per evitare che i barboni e i drogati vadano a dormire al caldo, in un orario variabile compreso tra le 20 (nelle stazioni più piccole) e le 23 tutte le sale di attesa vengono chiuse. Così ci tocca aspettare fuori al freddo o andare in un McDonald. Alcuni si comprano gli hamburger lì proprio per questo motivo. Altri invece fanno finta di essere lì ad aspettare un amico e poi se ne vanno poco prima che parta il loro treno, fingendo pure di essere scocciati perché l'amico non si è fatto vedere. Del resto, l'hanno aspettato dalle 23 alle 3!

martedì 26 gennaio 2010

Da bambino disegnavo soli neri ed auto in fiamme

C'è stato un certo periodo della mia vita in cui ero bambino elementare, nel senso scolastico ma un po' pure in senso chimico, anche se non ricordo di essere stato soggetto a studi atomici.
Prima di quel periodo sono stato bambino ancor più piccolo modello 3-6 anni, di quelli che vanno all'asilo.
L'asilo che frequentavo era sito vicino alla casa della nonna, che se voleva poteva andare alla finestra del bagno e vedermi. Se ero in giardino però, perché se ero nell'aula invece c'era troppo cemento di mezzo. Io stavo nell'aula gialla, che era accanto all'aula rossa e aveva le pareti dello stesso colore di tutte le altre aule.
Non mi piaceva andare all'asilo, però ricordo che c'erano dei momenti belli: ad esempio quando si facevano gli omini col pongo (i miei erano tutti calciatori fortissimi tranne uno che aveva preferito darsi al salto con l'asta) e quando si usciva in cortile a giocare (ovvio che si usciva a giocare, non è che all'asilo si facesse altro, a parte dormire dopo pranzo e fare i lavoretti per la festa della mamma, la festa del papà, Natale e Pasqua). Il mio migliore amico dell'asilo era un albero, nella fattispecie un salice, che resinava molto e io avevo sempre le mani collose. Sul salice c'erano tantissimi insettini, come nel resto del cortile, d'altra parte era un prato, mica un campo di cemento asettico. Una volta in una buca ho trovato una specie di bruco che era fatto come una fila di palline alternate rosa e nere.  Comunque tornando sull'albero, quando c'erano le foglie io guardavo gli altri senza che mi vedessero così giocavo a fare l'uomo invisibile che però non faceva niente di spettacolare, perché se mi spostavo poi mi vedevano.
Nel 1986 hanno segato il salice perché han chiuso l'asilo e io ho pianto.

---Inizio intermezzo bambinesco---

Alcuni dei bambini più rappresentativi dell'asilo
  • Giorgio, che era detto Giorgino, perché anche se avevamo solo 4 o 5 anni lui era visibilmente più piccolo
  • Riccardo, che portava gli occhiali e sotto una lente quasi sempre un cerotto
  • Monica, che è stata la prima bambina che ho baciato
  • Andrea, che aveva la faccia da cartolaio vecchio e cattivo ed era già un po' gobbo
  • Alessandro, che era il figlio del direttore e da allora ho scoperto che il figlio del padrone è raccomandato
  • Guido, che era quello con cui litigavo quotidianamente
  • Francesca, che sono sicuro mi ha rubato la palla verde e poi quando me la sono ripresa si è messa a piangere e le maestre han detto che era sua e non mia
  • Alberto, che quando si è allagato il bagno era convinto di poter asciugare tutto il pavimento usando il suo grembiulino
  • La bambina bionda con gli occhi azzurri, che aveva seeeempre il ciuccio... sicuramente era traumatizzata
###Fine intermezzo bambinesco###
Dicevo che non mi piaceva andare all'asilo. Un monte di persone che piangevano... e poi era molto più bello stare a casa: si mangiava meglio, si dormiva di più e si giocava col Lego (anzi, all'epoca si usava ancora il Duplo che si era troppo giovani) tutto il pomeriggio. Se poi c'era bel tempo andavo col nonno al parco a giocare con la sabbia e le formine. O a vedere i cani cattivi che abbaiavano per difendere le zucche e i pomodori piantati negli orti abusivi.
E invece mi toccava essere un bambino socievole e andare insieme a tutti gli altri bambini.
All'asilo oltre che giocare col pongo e fare l'uomo invisibile disegnavo anche: i vulcani che eruttavano sulle case, il sole nero, le auto in fiamme che cadevano dai vulcani che eruttavano sulle case, il diluvio universale, la notte senza stelle e il prato coi fiorellini. Nonostante questo soggetto a tema floreale qualcuno si era preoccupato e allora non andava bene che c'era troppo fuoco nei miei disegni e bisognava andare dallo psicologo e chiedere un aiuto sociale altrimenti diventavo depresso e poi insomma tutto questo nero non era da bambino sano perché si dovevano usare di più il blu o il verde o il rosa o il rosso, ma quest'ultimo non per fare il sangue o le fiamme. Però il mio dottore non era d'accordo, perché metti che poi mi insospettivo del fatto che io avevo dei maestri che gli altri non avevano e mi sentivo strano... e allora ho fatto la scuola come tutti gli altri, tutto questo è finito nel dimenticatoio fino all'altro giorno e quando me l'han detto ci sono rimasto male anche se erano passati 24 anni.
Però la maestra di italiano pensava fossi un genio. Invece la professoressa del liceo no.

venerdì 8 gennaio 2010

Tra dire, fare e baciare vince sempre il dire

Ma io direi che per fare un bel post inutile in cui si riassuma il 2009 e si facciano progetti per il 2010 non è ancora troppo tardi.

Dunque andiamo in ordine cronologico e partiamo dall'anno vecchio: onore al merito al 2009 che non è stato proprio brutto brutto brutto. Sì, poteva finire meglio, non capodannisticamente nè pallavolisticamente parlando, ma in generale, però è stato un anno buono almeno al 66%. Ho fatto delle cosine interessanti, magari poco utili ma interessanti. Me ne sono andato in Sud America ad esempio. Non era il sogno di una vita ma l'ho fatto comunque. In realtà ho preso per la prima volta seriamente in considerazione l'ipotesi di andare da quella parte del mondo tipo quattro mesi prima di partire, mica a metà degli anni novanta. E non so neanche perché ci sono andato, però è stato bellino. Comunque c'erano dei motivi ufficiali legati alla mia partenza, perché non è che sta bene dire "tra tre settimane ho deciso di partire e stare via per tre mesi, così senza un motivo. Ah, starò a un pochino più di 10mila km da qui": ci sono andato per imparare lo spagnolo e vedere come butta da quelle parti, ma quella era una copertura. I motivi veri si ignorano e se non si ignorano faccio finta di volerli ignorare. La domanda che mi sono posto più volte mentre ero là è stata la seguente: "cosa ci faccio qui?". E di tanto in tanto penso proprio che non lo sapessi davvero.
Poi sono tornato dal Perù, sono stato a casa quelle cinque settimane in cui non ho fatto nulla di particolare, solo cose routinarie tipo andare in manifestazione e bere birra come un balordo comunista qualsiasi e poi sono partito per la Norvegia. La Norvegia è tutt'altra cosa rispetto al Perù. No, lo so che è una cosa che sanno tutti, ma non in quel senso, nell'altro. Ossia nel senso che in Norvegia sapevo già di andarci, non è che è stato toh sorpresa ho preso il biglietto e vado lassù. Nella vita esistono cose che uno si aspetta e altre che uno non si aspetta. La Norvegia sta nel primo gruppo di cose, il Perù nel secondo.
In Norvegia ho fatto il mio bel lavoretto per tre mesi e un pochettino, ho messo subito a disposizione dell'agenzia il mio apprendimento della lingua spagnola (ero andato in Perù proprio per questo motivo, no?) e mi sono pure divertito (come ogni volta che sono in Norvegia, non è che le altre volte mi sono annoiato). E l'apprendimento l'ho messo a disposizione perché mi pagavano a tour e non con un fisso mensile, altrimenti col caz che l'avrei fatto.
Come una rondine a primavera poi sono tornato a casa anche se era settembre e da lì non è successo nulla di che, volevo andare a lavorare in Oman ma non mi han preso e neanche da altre parti tra Milano e Baku, a parte a Deggendorf quando sono venuti in trasferta a Rho. Ci sono due punti fermi nella mia vita lavorativa: la Betulla che mi chiede se d'estate posso andare in Norvegia a far la guida e il Ludovico che mi chiede se a dicembre posso andare all'Artigiano in Fiera a fare il varie cose insieme.
Poi già che il lavoro non mi ammazzava ho visto Perugia Berlino e Bressanone ed è stato bello assai.

Fine 2009, inizio 2010. Aspettative speranze delusioni alla fine arriva sempre un po' di tutto, molto più dire che fare e baciare comunque. Ma bisogna pure porsi degli obiettivi nella vita...
Per quest'anno dunque punto a:

  1. compiere trent'anni
  2. non prendere l'influenza suina
  3. imparare la declinazione dei sostantivi in tedesco
  4. diventare ricchissimo e innamorarmi forte (sì, in contemporanea)
  5. mangiare più verdura
E pazienza se magari un paio di queste cose non si realizzeranno.