venerdì 29 dicembre 2017

Dieciscatti nello stagno

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Un edificio in legno, a pochi metri da quel che chiamano comunque mare. Non so se ci sia il sole o se stia piovendo, c'è sicuramente un vento che mi avvolge, forte e delicato. Penso possa esserci il sole.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-L'attraversamento pedonale più celebre stampato nella mia memoria. Non è Londra, non ci sono i Beatles.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-All'improvviso, è come se si ritovassero allineati tutti gli astri, tutti i pianeti. Un momento di perfezione. Il legno, il fuoco. Le rane.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Il sole, la montagna, maestosa, sul fondo. Ma è un deserto che brucia. Intanto le zebre parlano, i Ramones cantano, premonitori, che le cose non durano per sempre. E in qualche modo, baby, non lo fanno proprio mai.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Nel ritmo incessante delle stagioni, non cambia nulla: è di nuovo un autunno a seguire ll'estate, le fragole si declinano al maschile in un nuovo abc. Un gradino qualsiasi diventa uno spazio meraviglioso.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Accanto alla metro c'è un parco. Ci sono diversi cani, si intravedono tra le altalene, gli scivoli, le panchine prive di listelli e cariche di scritte. La nebbia sfuma i colori già bui. Cala l'umidità, ma tra le mani si sente un calore di grandezze diverse, un caldo che dà i brividi ed è difficile, se non impossibile, da spiegare.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Una piccola lastra trasparente sormontata da un tubetto metallico giallo ci divide. All'epoca non pensavo sarebbe stato per sempre. Rimane solo il profumo di lampone intriso su un piccolo pezzo di gomma elastica, fin quando non svanìsce pure quello.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Una danza nella neve, che di quest'ultima conserva solamente il freddo. Poi si trasforma solo in una danza nella nebbia, con una sola luce distante e imprigionata in una fessura. La mattina i gabbiani volano come falchi, io mi limito a camminare veloce, ma non leggero.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Una sera piovosa, molto piovosa, esco quasi all'improvviso. Due birre, diverse risate, una ghianda. Tutto ciò non è nei piani. Anche dopo le due birre, le diverse risate e la ghianda, continua a piovere tanto, moltissimo. Sarebbe uguale anche se fosse in un film. Gocce che corrono così veloci da sembrare piccole frustate tra gli occhi. Pare quasi spontanea, naturale l'offerta di un riparo, di un posto per scaldarsi. L'ultimo treno sembrava solo in transito, invece sta rallentando. Si ferma. Si aprono le porte. Non salgo.

+Chiudi gli occhi. Riaprili. Cosa hai visto?
-Un'epoca molto più recente, una strada conosciuta, fatta innumerevoli volte. Mi fermo, al margine del marciapiede. Da lì sono passate migliaia di persone. Probabilmente continueranno a passarcene altrettante. Un tempo era successo che tutto si trovasse lì. Era passato anche un momento in cui si avevano migliaia di futuri a disposizione. Invece ora c'è un momento in cui, tutt'intorno, non resta che aria. Non si vede nessuno all'orizzonte. Tutto vuoto: la larghezza, l'altezza, la profondità, il tempo.