martedì 30 novembre 2010

L'ora di religione

L'altro giorno mi stavo dedicando a uno dei miei hobby preferiti, ossia svuotare armadi e cassetti. A questo giro non c'era neanche la gatta a rovistare tra gli scarti perché stava dormendo altrove e stavo proprio solo. Dunque ogni volta che eseguo tale pratica, non è che butto via tutto quello che non serve, altrimenti al giro successivo non ci sarebbe niente pronto a stupirmi. E così lascio anche dei quaderni, delle buste e delle scatole chiuse per non rovinarmi possibili sorprese future. Stavolta ho ritrovato però dei temi di quando ero in età scolare di quelle che si va alle elementari, verso la quarta o la quinta mi sa, quando ancora sapevo scrivere in corsivo. Cioè, non sapevo scrivere in corsivo, ma mi obbligavano, poi finalmente ho potuto iniziare a scrivere come mi pareva e infatti da allora non ho più scritto in corsivo ma questo non è pertinente con quel che stavo dicendo prima. Mi sono abbastanza divertito a rileggere alcune mie composizioni e all'epoca sicuramente non avevo una grande cognizione del tempo, dato che pensavo di poter fare il giro turistico completo della Spagna in due giorni, aggiungendo al limite una mezza giornata se proprio avessi dovuto fare ritardo. Roba che neanche i giapponesi più veloci... 
Oltre a non avere 'sta cognizione però ero assai riflessivo e ponderante, come mi han dimostrato alcuni temi religiosi legati alla Pasqua. A dirla tutta su alcune cose avevo poco da dire... tipo "Descrivi il significato della Pasqua di resurrezione". Ecco, quello non era uscito molto lungo, erano una decina di righe e quasi tutte fuoritema. Nel senso che avevo detto che Gesù veniva messo in croce e poi dopo tre giorni che l'avevano tirato giù era salito in cielo per magia e poi mi ero lanciato in un'invettiva contro il consumismo sfrenato dei giorni nostri, domandandomi retoricamente "ma a che serve comprare più di un uovo di cioccolato?". Era più una sorta di attacco in difesa dell'ambiente e mi tocca pure dire che io l'avevo detto... perché già vent'anni fa scrivevo"non troveranno lo spazio per buttare via tutta la spazzatura". Sviscerando nel finale anche il mio lato punk: "che fare, se si va avanti così non c'è futuro!" (non posso incolpare i Sex Pistols di avermi copiato). L'altro tema si intitolava "Descrivi i tuoi sentimenti per la resurrezione di Gesù" o qualcosa di simile. Già allora la maestra deve aver capito che non avevo un gran futuro (e neanche un gran presente) da credente: ero dell'opinione che Gesù in fondo se lo meritava anche di risorgere, viste le cattiverie subìte dai centurioni, anche se ancora non riuscivo a spiegarmi chi gliel'aveva fatto fare di soffrire così tanto visto che il popolo manco se lo filava e preferiva un ladruncolo qualsiasi a lui. Il concetto che fosse un ordine arrivato dall'alto o mi era un attimo sfuggito o mi sembrava piuttosto assurdo, non saprei.

martedì 23 novembre 2010

Lo stupore viaggia in treno e parte dal binario 4

Sono andato a Modena, che c'era del bel uollei da vedere. Modena-Trento 0-3 e naturalmente la parte del bel uollei stava nella metà campo trentina, è sempre buona cosa espugnare il PalaBanani. Ma la cosa sorprendente non risiede nel risultato (un po' me l'aspettavo), ma in un dettaglio relativo al viaggio. Come al solito sono andato in treno... Melegnano-Lodi-Modena. Siccome quando a Melegnano la biglietteria era fruibile ancora regnava Carlo Martello, si è abbastanza soliti scomodare il capotreno con la solita storia "non ho il biglietto... del resto qui la biglietteria è sempre chiusa, han messo le emettitrici automatiche di biglietti ma non le hanno attivate, l'edicola ormai è da mesi che ha chiuso i battenti, il bar è chiuso, insomma io non è che posso andare a fare il biglietto la settimana prima, metti che ho un'emergenza e lo so all'ultimo che devo andare là come faccio?". Sì perché tanto che c'è la gente si sfoga un po', anche se in realtà il capotreno lo sa da quando ha iniziato a lavorare che a Melegnano deve fare lui i biglietti quindi se anche non si polemizza ogni volta va bene lo stesso. Facendo questo pensiero sono arrivato in stazione e ho visto che però il bar era aperto, quindi il mio sogno ad occhi aperti non si è rivelato premonitore e ho potuto fare il biglietto senza problemi. E già questa effettivamente è una cosa sorprendente a pensarci bene, ma non quanto l'altra che avevo in mente di scrivere. Arrivato a Lodi, che sarà anche grossa come lo scaracchio di un brachiosauro, ma sempre provincia fa, uno si aspetta di trovare una biglietteria aperta o almeno una emettitrice automatica di biglietti funzionante. E invece no, Sta lì, accesa, e ti comunica in quattro lingue che la postazione è chiusa. Così che insomma il sogno a occhi aperti un po' era premonitore, solo mi indicava la stazione sbagliata. Dettagli. Poi all'ora più o meno patteggiata da Trenitalia con i propri clienti passa il treno e dunque vado dal controllore e gli spiego il fatto...
Io: "scusinonhoilbigliettoèchequieratuttochiusoscusiscusiscusi" (un po' agitato perché magari non ci crede)
Lui: "sì sì va bene poi passo ora si segga pure"
E dunque io vado a sedermi proprio al primo posto del primo vagone che appena esce mi vede e mi fa pagare il biglietto prima di arrivare a Piacenza. No. Esce, si ferma a ciarlare con i suoi colleghi che stanno andando in un qualcheddove come passeggeri e poi torna nella cabina col macchinista. Poi scende a ogni stazione a vedere che tutto sia tranquilo. E ci mancherebbe, visto che sta andando fino a Bologna perché quello è il suo lavoro. Forse prima di Fidenza me lo fa. No. Prima di Parma? No. Prima di Modena ormai non lo penso neanche più. E infatti son sceso senza che me lo facesse. Io gliel'ho detto ma poi non è che potevo accanirmi, non è bello disturbare oltremodo la gente che lavora.