-Metà maggio, Malpensa, grandine. Voli annullati, voli rimandati, voli dirottati temporaneamente su Nizza, attese lunghe, parole crociate non fatte, cioccolata fondente che inganna l'attesa. Bus notturno, amici che passano accanto senza essere visti, mattino, arrivo. Inizio di una nuova estate.
-Casa temporanea trasformata in residenza estiva semipermanente, di settimana in settimana, di mese in mese, di stagione in stagione se fosse stato possibile.
-La neve non voleva andarsene, incollata alle vette per settimane. Le piccole cascate ammorbidivano la terra, il fango induriva le scarpe, la neve bruciava la pelle.
-La trasferta durava un giorno di più, da solo in un paese che di notte è popolato dal nessuno. Tour improvvisi in terre sconosciute, con navi cinque stelle. Si raccontavano storie sconosciute al narratore, si vedevano orsi polari di un tempo che fu e che per loro non sarebbe forse mai più tornato.
-Le prime zecche della stagione, le rane, le storie di mele che non possono essere più coltivate, il vento, gli uccelli, le pecore.
-Il primo tour in francese, gli appunti scritti in fretta, parole che scorrevano più nella mente che tra le labbra, turisti soddisfatti non si sa come, non si sa perché. Il primo tour in francese e in italiano, turisti italiani stupiti della mia nazionalità.
-Hallon giocava coi topi e se li mangiava con avidità, non una goccia di sangue, non un osso avanzato. Durga è rimasta solo pochi giorni, colei che difficilmente si poteva avvicinare si è allontanata e non è più tornata proprio mentre ero andato a prenderle i croccantini. Skelly che aveva fame. Come me. Skelly che aveva paura ad attraversare il ponte. Come me.
-Un ragno esplodeva sullo stipite della finestra, un altro moriva perché aveva deciso di dormire nel posto sbagliato, il terzo in quattro anni in una manica dell'accappatoio. Altri soffocavano nel giallo brillante del detersivo. I più fortunati venivano portati in salvo in un giorno di sole e di pulizie.
-Un passo, due passi, tre passi, quattro passi, cinque passi, millecentotrentatre passi da casa al reparto banane del supermercato.
-Le partite a carte e in ogni mazzo c'erano tre jolly, qualcosa di troppo.
-C'era un punto isolato e lontano dal mondo, raggiunto di corsa senza pensare a nulla, raggiunto pianissimo raccogliendo fiori, bagnandosi di sudore o a volte anche di pioggia, ma il sole poi arrivava sempre.
-Ho fatto un bagno nel fiordo, nelle sue acque scure in quiete. Un passo dopo l'altro verso l'abisso. Immergendomi lentamente, a occhi aperti e con la pelle pronta per vedere il buio ed ascoltare il freddo. Per un attimo la voglia era di farsi inghiottire dall'acqua dolce e incatenare dalle alghe, al riparo da tutto.
-La montagna è stata amica e insegnante, soprattutto per metafore. Non importa quanto sia evidente il sentiero, ci vuole poco per perderlo. Se vuoi raggiungere la cima, impara a camminare anche da solo, perché non sempre ci sarà qualcuno che troverà abbastanza tempo o voglia per accompagnarti.
-Come ai tempi in cui ci si scambiava le figurine (cosa in cui sono sempre stato pessimo), ci si scambiava fantasmi con demoni.
-Inizio settembre, ultimi giorni di lavoro e primi saluti, gente che se ne va, appartamenti che si svuotano, luci che si spengono, porte che si chiudono, mani che si aprono, pullman che partono, messaggi che arrivano.
-Ho visto la prima aurora boreale. Nasi all'insù per vedere una luce fioca fare movimenti rapidi, disegnare forme diverse, fermarsi e ripartire. Naso all'insù orientato verso un mondo parallelo inesistente.
-Prima metà di settembre, Geiranger, sole. Ore di viaggio, riposo, ore di viaggio, riposo. Gotemburgo, Trelleburgo, Amburgo, Bamberga, San Bonifacio. Montagne, mare, multe, pirati a St Pauli, birra, birre, treni in ritardo, coincidenze perse, cioccolata fondente che inganna l'attesa. Treno pomeridiano, lacrime di qualcuno che chissà da dove arriva, sorrisi di sua figlia, commenti razzisti vomitati da gente che dovrebbe stare sotto i treni invece che sopra, arrivo. Fine di una vecchia estate.
Ma cosa si prova quando non si ha niente, nemmeno dei ricordi cui aggrapparsi, quando è notte fonda?