venerdì 15 giugno 2007

De rerum bovinae - Cap. I

PREMESSA:
l'attuale capitolo potrebbe anche costituire l'atto unico dell'opera, per cui potrebbe non essere spiegato il motivo del titolo. Dipende da quanto saro' pigro durante l'estate.
IL VIAGGIO
La partenza per le lande norvegesi era fissata intorno al 25 maggio, poi seguendo i prezzi della Ryanair si è deciso di partire il 24. Quest’anno le valigie le ho state fatte un po’ in anticipo rispetto all’estate scorsa, quindi la sera prima era già stato messo tutto in borsa. Naturalmente non proprio tutto… qualcosa ho dimenticato a casa, forse più roba dello scorso anno.
Comunque, la Ryanair impone un peso massimo del proprio bagaglio di 15 kg. In due valigie sono quasi riuscito a centrare l’obiettivo: 18.3 kg.

Dialogo con la ragazza al checkin:
R:-Buongiorno!
I:-Buongiorno!
R:-Il suo bagaglio pesa oltre 18 kg
I:-Vedo
R:-Il limite è di 15 kg
I:-Lo so
R:-Non può levare nulla dalle valigie?
I:-No
R:-Mm... va bene, arrivederci
I:-Arrivederci

Il viaggio in aereo è stato decisamente tranquillo, anche se dubito riuscirò mai a stare comodo su un aereo della compagnia irlandese più famosa del mondo.
All’arrivo noto con piacere che le valigie ci sono. Entrambe. Che poi una si sia rotta è un particolare secondario, che ho notato solo in seguito.
Arrivati a Oslo, ci aspetta un pomeriggio intero di attesa, che passa camminando un po’ per il centro e un po’ stando al bar. La sera si riesce anche ad avere una cena gratìsss.
Poi, si torna in stazione per prendere il treno che ci deve portare a Bergen. Minipris, miniprezzo.
Organizzati, questi treni norvegesi: toilette che funzionano, confezione regalo con coperta, tappi per le orecchie e mascherina per gli occhi. Peccato che non abbiano pensato di vietare ai bambini di viaggiare durante la notte… la piccola scolopendra che viaggiava dietro di me ha fatto casino per un buon numero di ore esclamando a ripetizione unicamente due parole: nej e mamma. Mamma che avrei preso volentieri a vergate, visto che nulla ha fatto per far tacere il secchiello di merda che accompagnava.

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