domenica 18 ottobre 2009

Alla conquista dello spazio viaggiando nel tempo

Svuotare alcuni armadi è un po' come fare un viaggio nel tempo. Un viaggio che preferisco fare da solo, per questo ho dedicato proprio gli ultimi giorni, in cui nessuno era in casa, per dedicarmi a questa attività. Voglio essere da solo quando guardo i miei ricordi. Concedo la presenza solo a una gatta che mi guarda distesa sul letto e ogni tanto si interessa a una briciola di carta o a un elastico. 
Non voglio nessuno intorno quando apro una scatola e mi meraviglio di cosa ci posso aver lasciato dentro, quando trovo l'ennesimo foglio di esercizi di matematica da stracciare o quando rivedo un pupazzetto di paperino che mi riporta indietro a un anno indefinito, ma sicuramente antecedente al 1986: mi ritrovo avvolto dall'odore di cloro della piscina, che tanto mi fa piangere quando sono io a dovermi immergere, sono seduto con mia mamma mentre aspetto su una panca (che all'epoca pareva davvero enorme) che mia sorella finisca la sua lezione. E questo è stato sicuramente il ricordo più vecchio uscito dall'armadio. 
Poi ne sono arrivati tanti altri, forse troppi: i quaderni delle superiori, alcuni risalenti addirittura alla prima, i raccoglitori con dentro ancora tutti gli appunti di storia e filosofia della quinta... un'interrogazione su cent'anni di guerre sembrava essere qualcosa di terribile, come si fa a ricordarsi tutto? E poi quel prof... basta una risposta sbagliata su venti e si arrabbia! A distanza di ormai quasi un decennio, sono convinto che l'università in confronto al liceo sia stata una passeggiata. Avevo tenuto tra gli ultimi l'esame di filosofia, mi terrorizzava. Invece un voto discreto, 27... chissà cosa avrebbe detto lo stesso prof di prima, a cui piaceva darmi 4 ma aveva un'aria ancor più soddisfatta se poteva elargire un bel 2. 
Altri raccoglitori, desolatamente vuoti... però quello nero era per inglese, quello blu per italiano e latino. Più in là le cartellette... fogli, fogli, fogli. Matematica, storia dell'arte e soprattutto un sacco di scarabocchi e di canzoni scritte a metà che non sapevo mai come continuavano... pure adesso non è che ho molta memoria per i testi. 
Un tempo disegnavo molto di più e mi ha stupito rivedere alcuni soggetti... adesso non credo sarei in grado di rifarli. 
Poi sono riemersi i sondaggi che facevo per passare le noiose ore di antologia in prima. Quante stupidate che si dicevano. Pare impossibile, ma forse erano più di adesso e ancor più stupide. Non mi han fatto ridere. Nelle stesse buste c'erano anche le lettere, di quelle che si iniziava una corrispondenza per migliorare l'inglese. Starà bene Nicola? Avrà realizzato il suo sogno di sciare sulle Alpi? E Maria... chissà perché non si è più fatta sentire. Forse perché non avevamo nulla in comune. 
I diari. Non ho mai avuto la mania di scriverci chissà che nè di appiccicarci di tutto. Sono pieni di disegni però, soprattutto quello di quinta. Palme, granchi, uccelli, isole deserte, sole. La pagina dopo, altre palme. Poi uccelli. Poi granchi e Arturo il paguro, che ai tempi era senza dubbio più popolare, almeno nella mia fantasia. 
Comunque nonostante il mio scarso impegno il liceo terminò e quindi ci fu da stipare da qualche parte pure la roba dell'università. In realtà molte cose sono poi finite in cantina e tante altre ormai sono da anni spazzatura, dopo l'allagamento della medesima. Libri di ungherese e di svedese, appunti di chissà quale materia... ma poi come scrivevo nel 2002? Già non ho una grafia gradevole ora, ma sicuramente sto migliorando.
I documenti dell'Erasmus, il compendio del corso SAS 151 sul femminismo in Scandinavia... mi sarebbe servito se avessi potuto fare la tesi che volevo io!
Ho ritrovato anche una macchina fotografica. Con dentro un rullino, era allo scatto 21. Quasi finito... neanche mi ricordavo che fino al 2004 la mia macchina fotografica era quella. All'epoca le digitali non costavano così poco.
E gli astucci? Ho fatto un po' fatica ad associare ogni astuccio alla sua epoca. In quinta usavo una scatola di legno che in origine conteneva un compasso. Non c'era dentro nulla di utile: cinque penne che non funzionavano, così come il pennarello nero, le tre mine erano mozziconi inservibili così come l'unica matita che non avesse una punta da rifare ogni tre secondi. La gomma era sparita, rimaneva solo il suo involucro di carta. Le uniche cose utili erano il temperino, la matita rossoblu e le lamette per graffiare via dal foglio da disegno la china. Tra le cose bizzarre, un dente di un mollettone e uno stuzzicadenti del segno zodiacale del Leone. Sei il re delle conquiste, non c'è nessuno che ti resiste. Dietro la spugna che foderava la scatola, tre bigini: fisica, geometria e trigonometria. Ricordando i voti di quel tempo, direi che mi sono serviti a poco. 
Poi setacciando le ultime cartellette sono stato anche in Irlanda e in Finlandia. Rispettivamente 1996 e 1997. Sembrava impossibile avere l'opportunità di andare così lontano e per così tanto tempo. Come cambiano le prospettive, infatti ora pare impossibile dover stare a casa.  
Da qualche ora, nel mio armadio c'è molto più spazio.

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