martedì 26 gennaio 2010

Da bambino disegnavo soli neri ed auto in fiamme

C'è stato un certo periodo della mia vita in cui ero bambino elementare, nel senso scolastico ma un po' pure in senso chimico, anche se non ricordo di essere stato soggetto a studi atomici.
Prima di quel periodo sono stato bambino ancor più piccolo modello 3-6 anni, di quelli che vanno all'asilo.
L'asilo che frequentavo era sito vicino alla casa della nonna, che se voleva poteva andare alla finestra del bagno e vedermi. Se ero in giardino però, perché se ero nell'aula invece c'era troppo cemento di mezzo. Io stavo nell'aula gialla, che era accanto all'aula rossa e aveva le pareti dello stesso colore di tutte le altre aule.
Non mi piaceva andare all'asilo, però ricordo che c'erano dei momenti belli: ad esempio quando si facevano gli omini col pongo (i miei erano tutti calciatori fortissimi tranne uno che aveva preferito darsi al salto con l'asta) e quando si usciva in cortile a giocare (ovvio che si usciva a giocare, non è che all'asilo si facesse altro, a parte dormire dopo pranzo e fare i lavoretti per la festa della mamma, la festa del papà, Natale e Pasqua). Il mio migliore amico dell'asilo era un albero, nella fattispecie un salice, che resinava molto e io avevo sempre le mani collose. Sul salice c'erano tantissimi insettini, come nel resto del cortile, d'altra parte era un prato, mica un campo di cemento asettico. Una volta in una buca ho trovato una specie di bruco che era fatto come una fila di palline alternate rosa e nere.  Comunque tornando sull'albero, quando c'erano le foglie io guardavo gli altri senza che mi vedessero così giocavo a fare l'uomo invisibile che però non faceva niente di spettacolare, perché se mi spostavo poi mi vedevano.
Nel 1986 hanno segato il salice perché han chiuso l'asilo e io ho pianto.

---Inizio intermezzo bambinesco---

Alcuni dei bambini più rappresentativi dell'asilo
  • Giorgio, che era detto Giorgino, perché anche se avevamo solo 4 o 5 anni lui era visibilmente più piccolo
  • Riccardo, che portava gli occhiali e sotto una lente quasi sempre un cerotto
  • Monica, che è stata la prima bambina che ho baciato
  • Andrea, che aveva la faccia da cartolaio vecchio e cattivo ed era già un po' gobbo
  • Alessandro, che era il figlio del direttore e da allora ho scoperto che il figlio del padrone è raccomandato
  • Guido, che era quello con cui litigavo quotidianamente
  • Francesca, che sono sicuro mi ha rubato la palla verde e poi quando me la sono ripresa si è messa a piangere e le maestre han detto che era sua e non mia
  • Alberto, che quando si è allagato il bagno era convinto di poter asciugare tutto il pavimento usando il suo grembiulino
  • La bambina bionda con gli occhi azzurri, che aveva seeeempre il ciuccio... sicuramente era traumatizzata
###Fine intermezzo bambinesco###
Dicevo che non mi piaceva andare all'asilo. Un monte di persone che piangevano... e poi era molto più bello stare a casa: si mangiava meglio, si dormiva di più e si giocava col Lego (anzi, all'epoca si usava ancora il Duplo che si era troppo giovani) tutto il pomeriggio. Se poi c'era bel tempo andavo col nonno al parco a giocare con la sabbia e le formine. O a vedere i cani cattivi che abbaiavano per difendere le zucche e i pomodori piantati negli orti abusivi.
E invece mi toccava essere un bambino socievole e andare insieme a tutti gli altri bambini.
All'asilo oltre che giocare col pongo e fare l'uomo invisibile disegnavo anche: i vulcani che eruttavano sulle case, il sole nero, le auto in fiamme che cadevano dai vulcani che eruttavano sulle case, il diluvio universale, la notte senza stelle e il prato coi fiorellini. Nonostante questo soggetto a tema floreale qualcuno si era preoccupato e allora non andava bene che c'era troppo fuoco nei miei disegni e bisognava andare dallo psicologo e chiedere un aiuto sociale altrimenti diventavo depresso e poi insomma tutto questo nero non era da bambino sano perché si dovevano usare di più il blu o il verde o il rosa o il rosso, ma quest'ultimo non per fare il sangue o le fiamme. Però il mio dottore non era d'accordo, perché metti che poi mi insospettivo del fatto che io avevo dei maestri che gli altri non avevano e mi sentivo strano... e allora ho fatto la scuola come tutti gli altri, tutto questo è finito nel dimenticatoio fino all'altro giorno e quando me l'han detto ci sono rimasto male anche se erano passati 24 anni.
Però la maestra di italiano pensava fossi un genio. Invece la professoressa del liceo no.

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