Un numero moderatamente alto di anni fa nel giardino dove abitavano i miei nonni materni c'erano moltissimi gatti, ma proprio tanti tanti, alcuni sani, altri un po' meno, altri ancora a volte passavano che avevano perso un pezzo tipo un'occhio o una zampa. Una volta dei gattini piccini piccini erano anche rimasti bloccati sotto un tombino (all'epoca i tombini di quel cortile erano a grate, non chiusi chiusi come adesso. E c'era l'asfalto, non le piastrelline a sedici lati che ci sono adesso). Comunque, oggi per la prima volta ho realizzato che anche il più longevo di quei gatti ormai sarà morto da molto tempo. Così mi sono intristito. Poi ho visto che c'erano due gatti dei nostri tempi che si stavano rotolando sotto il sole ma siccome stavo a un funerale non mi sono sentito proprio felice del tutto. Però un pochino sì.
Lunedì ho iniziato a lavorare per tipo tre settimane. O forse due. Dipende quanto ci mette a riprendersi quello che sto sostituendo. Ma è una cosa divertente questo lavoro eh... cioè, no, non è divertente il lavoro quando lo faccio, è divertente che proprio io sia stato preso per farlo. Insomma: sono professore. Ma uno ci può credere a 'sta cosa?
giovedì 30 settembre 2010
martedì 21 settembre 2010
Fear of the light
C'è questa cosa che la gente ha paura del buio. Alcune persone solo da piccole, altre anche da grandi, magari con motivi diversi. A me sembra più congruo aver paura della luce. Perché al buio in fondo si può immaginare che ci siano anche tante cose belline che ci circondano, non è che debba assolutamente uscire dall'armadio il re degli inferi di molto arrabbiato con noi (così, senza motivo, tra l'altro) o che ci si ritrovi un vampiro nel nostro letto (sveglio, nonostante il materasso comodo comodo). Ad esempio al buio potrebbe anche starci un tenerissimo cucciolo di rinoceronte nano che vuole venire a fare le fusa con la sua carica di simpatia (per dirne una delle tante possibili eh).
Quando invece si è alla luce, non c'è nulla da fare... insomma, quello vediamo, e quello c'è. Se al buio puoi aver paura di aver qualcuno dietro di te, alla luce non ti puoi sbagliare: sei proprio solo.
Personalmente io ho un po' paura della luce dietro le porte. Non tanta e in verità non è neanche proprio una paura, è più una sensazione di malessere circoscritta solo ad alcune porte. A una sola, se proprio vogliamo essere precisi precisi. Ecco, io penso che la luce in taluni casi non vada bene accesa, anche se c'è la porta di mezzo la si dovrebbe spegnere per far meno male. Più che altro è una questione che dagli infissi, da sopra e da sotto, la luce la si vede lo stesso, non è che si può far finta di nulla o nasconderla. Che senso ha avuto chiudere la porta se poi hai permesso alla luce di venire da me e dirmi tutto? Poi non so, forse anche il buio mi avrebbe raccontato le stesse cose... ma la luce, come dire... la sa più lunga del buio, è più brava a spiegarsi, ti rivela dettagli che forse il buio non conosce, ti fa pensare a soluzioni impreviste. In altre parole, ti illumina.
Quando invece si è alla luce, non c'è nulla da fare... insomma, quello vediamo, e quello c'è. Se al buio puoi aver paura di aver qualcuno dietro di te, alla luce non ti puoi sbagliare: sei proprio solo.
Personalmente io ho un po' paura della luce dietro le porte. Non tanta e in verità non è neanche proprio una paura, è più una sensazione di malessere circoscritta solo ad alcune porte. A una sola, se proprio vogliamo essere precisi precisi. Ecco, io penso che la luce in taluni casi non vada bene accesa, anche se c'è la porta di mezzo la si dovrebbe spegnere per far meno male. Più che altro è una questione che dagli infissi, da sopra e da sotto, la luce la si vede lo stesso, non è che si può far finta di nulla o nasconderla. Che senso ha avuto chiudere la porta se poi hai permesso alla luce di venire da me e dirmi tutto? Poi non so, forse anche il buio mi avrebbe raccontato le stesse cose... ma la luce, come dire... la sa più lunga del buio, è più brava a spiegarsi, ti rivela dettagli che forse il buio non conosce, ti fa pensare a soluzioni impreviste. In altre parole, ti illumina.
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venerdì 10 settembre 2010
Ah che bello tornare a casa
La cosa si fa sempre più ripetitiva, ma questo è quanto: sono tornato a casa. Casa... il posto in cui ufficialmente ho la residenza, diciamo. Ma queste sono giusto pignolerie, il punto è che basta Norvegia pure per quest'anno. Che è come dire basta salario spropositatamente alto in considerazione dello sbattimento fatto e questa cosa è abbastanza triste. Ed è anche come dire basta posto fighissimo ricco di mari, monti, cascate, laghi, lemming e sorbi per tornare in mezzo alla pianura, e pure questa cosa mi pare piuttosto triste. E come non pensare a tutte quelle persone che per più o meno tempo non vedrò... eh già, anche questa cosa è assai triste (a seconda delle persone, non era un tutte nel senso di tutte, era più nel senso di alcune).
Per non colmarmi il cuore di tristezza in una volta sola, ho fatto il viaggio di ritorno senza fretta. Quindi niente aeroplanini stavolta, ma il camper di Anna (e ne approfitto per ringraziare. Anna intendo. Ma anche il suo camper, via). Che così si sono visti anche dei posticini carucci che non avevo visto o se avevo visto non l'avevo fatto con cura e attenzione o comunque erano belli da rivedere un'altra volta. L'itinerario è stato Geiranger-Oslo-Göteborg-Lund-Trelleborg-Sassnitz-Dresda-Praga-Monacopiùomeno-San Bonifacio-Pioltello-Melegnano. Sì la stazione di Pioltello non l'avevo mai vista ma potrebbe anche non rientrare nei posticini carucci.
Dunque a tre anni di distanza sono tornato a Lund, sono stato molto felice ma al tempo stesso ci sono rimasto un po' male, perché quella che era casa mia la stavano ricostruendo e quindi non ho potuto rivedere la mia finestra. Ma questa non è la cosa peggiore... la cosa peggiore è che non c'è proprio più la mia finestra! Secondariamente, ho provato una forte delusione nel non trovare i pezzi d'ananas essiccato ricoperti di glassa di yogurt. Uno aspetta e assapora per tre anni questi momenti, sono cose che fanno riflettere. Magari non molto, ma fan riflettere.
Poi mentre ero lì mi dicevo anche ma guarda, conosco ormai solo una persona che vive qui, magari la incontro. E infatti l'ho incontrata perché i modi di dire non mentono sempre ma solo ogni tanto quindi il ma com'è piccolo il mondo funziona spesso.
Qualche ora dopo si è lasciata la Svezia e s'è andati a Dresda, nota per la passione dei dresdiani per il volare in mongolfiera. C'è gente che si diverte così e non c'è nulla di male eh, io non ho alcun pregiudizio su chi vuole farlo.
A Praga invece la gente si diverte in altro modo e ad esempio preferisce farsi la manicure o bere birra, poi non metto in dubbio che anche lì qualcuno possa avere un'inclinazione forzata o naturale verso le mongolfiere ma non si nota così tanto come a Dresda, anzi non si nota proprio.
Che dire poi della Baviera? Ecco, quello è un posto in cui non c'è passione per gli autogrill quantomeno nella zona di Monaco ma prima di arrivarci, non dopo perché lì ce n'è uno tipo a 5 km che se vai a far pipì (o anche solo per controllare se il personale è davvero friendly) ti ridanno indietro i soldi che hai speso per entrare nei bagni. Non è che te li ridanno davvero, te li ridanno se compri qualcosa. I bagni a pagamento li ho sempre trovati assurdi, poi non si lamentino se la gente va a inquinare nel parcheggio. Ah ecco, tra l'altro penso che il lavoro più remunerativo del mondo ce l'abbia una che fa la pulitrice dei cessi in Austria, che non ha un contratto regolare ma vive grazie alla mancia dei fruitori dei locali che pulisce. 50 cent a persona e solo nei cinque minuti che sono stato lì sono arrivati quattro pullman carichi carichi di vecchietti. Bella vita.
Per non colmarmi il cuore di tristezza in una volta sola, ho fatto il viaggio di ritorno senza fretta. Quindi niente aeroplanini stavolta, ma il camper di Anna (e ne approfitto per ringraziare. Anna intendo. Ma anche il suo camper, via). Che così si sono visti anche dei posticini carucci che non avevo visto o se avevo visto non l'avevo fatto con cura e attenzione o comunque erano belli da rivedere un'altra volta. L'itinerario è stato Geiranger-Oslo-Göteborg-Lund-Trelleborg-Sassnitz-Dresda-Praga-Monacopiùomeno-San Bonifacio-Pioltello-Melegnano. Sì la stazione di Pioltello non l'avevo mai vista ma potrebbe anche non rientrare nei posticini carucci.
Dunque a tre anni di distanza sono tornato a Lund, sono stato molto felice ma al tempo stesso ci sono rimasto un po' male, perché quella che era casa mia la stavano ricostruendo e quindi non ho potuto rivedere la mia finestra. Ma questa non è la cosa peggiore... la cosa peggiore è che non c'è proprio più la mia finestra! Secondariamente, ho provato una forte delusione nel non trovare i pezzi d'ananas essiccato ricoperti di glassa di yogurt. Uno aspetta e assapora per tre anni questi momenti, sono cose che fanno riflettere. Magari non molto, ma fan riflettere.
Poi mentre ero lì mi dicevo anche ma guarda, conosco ormai solo una persona che vive qui, magari la incontro. E infatti l'ho incontrata perché i modi di dire non mentono sempre ma solo ogni tanto quindi il ma com'è piccolo il mondo funziona spesso.
Qualche ora dopo si è lasciata la Svezia e s'è andati a Dresda, nota per la passione dei dresdiani per il volare in mongolfiera. C'è gente che si diverte così e non c'è nulla di male eh, io non ho alcun pregiudizio su chi vuole farlo.
A Praga invece la gente si diverte in altro modo e ad esempio preferisce farsi la manicure o bere birra, poi non metto in dubbio che anche lì qualcuno possa avere un'inclinazione forzata o naturale verso le mongolfiere ma non si nota così tanto come a Dresda, anzi non si nota proprio.
Che dire poi della Baviera? Ecco, quello è un posto in cui non c'è passione per gli autogrill quantomeno nella zona di Monaco ma prima di arrivarci, non dopo perché lì ce n'è uno tipo a 5 km che se vai a far pipì (o anche solo per controllare se il personale è davvero friendly) ti ridanno indietro i soldi che hai speso per entrare nei bagni. Non è che te li ridanno davvero, te li ridanno se compri qualcosa. I bagni a pagamento li ho sempre trovati assurdi, poi non si lamentino se la gente va a inquinare nel parcheggio. Ah ecco, tra l'altro penso che il lavoro più remunerativo del mondo ce l'abbia una che fa la pulitrice dei cessi in Austria, che non ha un contratto regolare ma vive grazie alla mancia dei fruitori dei locali che pulisce. 50 cent a persona e solo nei cinque minuti che sono stato lì sono arrivati quattro pullman carichi carichi di vecchietti. Bella vita.
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